sabato 19 marzo 2011

Ridefiniamo le parole

Nel sistema di comunicazione politico-mediatico odierno, ormai è una tecnica consolidata: utilizzare le parole con il significato opposto a quello che hanno, per poter ribaltare l’interpretazione della realtà. E non è neppure una tecnica nuova, basta ricordare che il Newspeak di Orwell ha oltre 60 anni.

Però le notizie diffuse oggi dai TG e dai siti di informazione in merito all’intervento EU/NATO in Libia, sono realmente strutturate come un lavaggio del cervello, strutturato in 4 tappe:

  1. evitare accuratamente di parlare di “attacco”, ma solamente di “difesa” (delle popolazioni oppresse, si presume). Qualcuno mi dovrebbe spiegare in che modo un cacciabombardiere potrebbe “difendere” dei poveracci che conducono sommosse a piedi.
  2. ricordare che il nostro intervento è addirittura un “dovere” (ed è “necessario” nei confronti degli alleati, della costituzione, ecc). Ovviamente il petrolio libico e la nostra dipendenza economica da USA e Francia non ha avuto parte in causa.
  3. inorgoglire gli italiani snocciolando il prestigio delle proprie basi militari, dei propri mezzi (aerei e navi), e del fatto che addirittura molti aerei militari stranieri sono stati costruiti da aziende italiane. Sono l’unico che invece si vergogna di tutte le risorse che investiamo (come Stato e come sistema industriale) nel settore della guerra? (e non chiamiamolo né difesa né militare, per favore)
  4. ribadire che non corriamo pericolo alcuno perché la Libia non ha razzi a gittata sufficiente a colpirci. A parte che la qualità dell’intelligence sui mezzi militari a disposizione degli stati arabi è poco credibile dai tempi delle inesistenti armi di distruzione di massa irachene, esistono centinaia di modi diversi per operare rappresaglie nei nostri confronti (dal terrorismo al petrolio, per citare solo i due più elementari).

A costo si sembrare banale, in queste situazioni è bene sempre ricordare che:

  • attacco non è sinonimo di difesa, ma ne è il contrario
  • i mezzi militari (aerei, navi, armi, …) servono per fare la guerra
  • le risorse investite in tali mezzi non sono più disponibili per le altre esigenze (istruzione, sanità, economia, cultura, turismo, … e tutte le belle parole con cui ciclicamente in nostri amministratori decorano le proprie cavità orali).

E allora non posso essere contento di ciò che sta succedendo. Non come europeo. Non come italiano. Non come cristiano. Non come uomo.

Nessun commento:

Posta un commento