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lunedì 9 settembre 2013

Tips: Non solo Dropbox

Tutti ormai conosciamo, ed in buona parte siamo dipendenti, dai servizi di sincronizzazione di file come Dropbox o i molti servizi alternativi dello stesso tipo. Sono servizi fantastici, in quanto la loro natura set-and-forget permette di avere sempre i propri file sincronizzati su una o più macchine, e/o con i propri collaboratori, senza alcuno sforzo aggiuntivo.

In alcuni casi, però, si vorrebbe avere un maggior controllo sui propri file: il “cloud” è bello, ma cedere la gestione dei propri file ad un’azienda esterna a volte può essere preoccupante, soprattutto se si tratta di documenti aziendali di carattere riservato.

ownCloud logoUltimamente sto sperimentando, per ora su piccola scala, un prodotto che si chiama ownCloud, e che ha il vantaggio di poter essere installato sul proprio server. Essendo open source, è compatibile con molte delle distribuzioni linux, ed in oltre si iniziano a trovare dei server che fanno hosting del servizio. In particolare, su OpenSUSE 12.3 l’installazione è stata condotta il 30 secondi utilizzando il pacchetto di installazione.

La modalità di funzionamento è simile a Dropbox, dove i propri dati sono salvati su un server (e sono accessibili anche via web, con tanto di accesso alle versioni precedenti ed ai file cancellati), mentre sulle proprie macchine occorre installare un piccolo “client” di sincronizzazione (disponibile per tutti i sistemi operativi, compresi quelli mobili, anche se per questi ultimi è a pagamento).

Oltre al fatto di poter decidere dove memorizzare i propri dati (eventualmente su un proprio server aziendale, assumendosi ovviamente la responsabilità della gestione e dell’integrità degli stessi), un altro vantaggio è dato dalla possibilità di definire molte cartelle di sincronizzazione indipendenti, e non necessariamente solamente il contenuto di un’unica cartella. Le funzioni di condivisione sono anche più avanzate in quanto prevedono la nozione esplicita di “gruppi”.

Il client è molto essenziale ed un po’ immaturo, ma l’impressione è che lo sviluppo proceda rapidamente (da pochi giorni è disponibile una nuova versione sensibilmente modificata).

Sicuramente un prodotto da tenere sul radar e continuare a provare.

martedì 2 ottobre 2012

Esistono ancora aziende serie

    ReadyNAS DuoQualche anno fa mi sono comprato un NAS da tenere in casa, per scopi di backup dei file e memorizzazione di fotografie e video.
    Avevo optato per un modello a due dischi, configurati in RAID-1 (mirroring, se no che backup è?) e dopo avere spulciato tra diversi modelli, la scelta era caduta sul ReadyNAS Duo della Netgear.
    Montati due dischi da 1TB ciascuno, configurato, connesso alla rete… et voilà, ecco un server SMB, FTP, DLNA, client BitTorrent, ed altre cosucce. Nulla di fenomenale, per carità, è il lavoro che qualsiasi NAS è in grado di fare.
    Ma all’inizio avevo una preoccupazione: il modello Duo era pensato per il mercato “Home”, ed il prodotto era stato lanciato nel 2008 (un paio d’anni prima del mio acquisto). Troppe volte l’esperienza ci insegna che i prodotti informatici (o dell’elettronica di consumo) vengono sostituiti rapidamente da nuovi modelli, ed i modelli precedenti vengono rapidamente abbandonati. Tutti i prodotti ormai possono essere aggiornati mediante nuove versioni del firmware di sistema, ma in molti casi questi aggiornamenti non vengono mai rilasciati.
    Nel caso specifico del mio NAS, esso utilizza un processore SPARC, che nei modelli successivi (come il Duo v2) è stato sostituito da un più attuale ARM, e nei modelli più potenti lascia invece il posto ad un più potente Intel.
    Fate voi i conti: prodotto non più in vendita, vecchio di >4 anni, processore non più utilizzato sui nuovi modelli… ci si aspetta che sia abbandonato dalla casa madre.
    Ed invece no: è arrivata da poco una mail
    Quindi, per una volta, non uso questo blog per lamentarmi di qualcosa, ma anzi per complimentarmi con una casa che supporta i propri utenti in modo serio e continuativo. Lo terrò presente, ricordando che nei nuovi futuri acquisti non deve contare solo il prezzo di vendita…

    mercoledì 24 novembre 2010

    Murphy non dorme…

    …e nello scorso week-end è passato a trovarmi.

    Qualsiasi ingegnere (e non solo, direi chiunque abbia a che fare con la scienza o la tecnologia, come utente o come ricercatore o sviluppatore) ha sempre una forte adorazione riverenziale per la Legge di Murphy.

    Ed è per me un onore testimoniare che Murphy ha prestato attenzione alla mia umile persona e dimora, pochi giorni fa.

    Non si potrebbe spiegare altrimenti una contemporanea ed improbabile moria di oggetti tecnologici nelle mie vicinanze. Andando con ordine, nell’arco di due giorni sono passati a nuova vita:

    1. un alimentatore per notebook (originale HP), che poiché presentava in uscita una tensione di 0 V, è stato prti fontamente sostituito con esborso di euro
    2. il circuito di carica del notebook HP che mi aveva fedelmente servito da 4 anni: il PC funziona ancora perfettamente, ma non riceve alimentazione dal trasformatore (neppure da quello nuovo, che a questo punto ho comprato inutilmente, ed è in questi dettagli che si apprezza il genio di Murphy), per cui una volta scaricate le batterie, kaputt… non vi è più nulla da fare
    3. l’alimentatore del PC fisso che avevo in casa (rimasto l’unico disponibile, ovviamente, dopo l’ammutinamento del portatile). O meglio, si è guastata la ventola dell’alimentatore. Ma anche probabilmente il circuito di protezione, per cui a ventola ferma l’alimentatore non si è disabilitato (come dovrebbe), ma a continuato a lavorare producendo calore sufficiente a deformare le parti circostanti. Basta ovviamente cambiare l’alimentatore. Senonché ti fanno sapere che di quella forma e potenza ve ne sono pochi in giro, e sarà difficile (o lungo) trovare il sostituto.
    4. il mattino dopo ovviamente ti svegli di buona lena, intenzionato a comprare il trasformatore (speri ancora di trovarlo al primo colpo) e ad informarti sui prezzi dei notebook (sapendo già che farà male al portafoglio ricomprare un PC intero per un solo integrato morto ma non riparabile perché HP lo posiziona in modo da dover cambiare l’intera scheda madre). Ovviamente tutto il programma della mattina salta perché ti accorgi di avere l’orologio bloccato sull’ora sbagliata. E speriamo che sia solo la batteria…

    L’unica nota positiva, l’unico punto di orgoglio: non ho perso neppure un file, neppure un byte, neppure una mail, neppure un bookmark né in indirizzo di mail. L’ho sempre sentito che essere paranoici sui backup, alla fine, paga. E d’ora in avanti farò più attenzione all’ipotesi implicita che “è troppo improbabile che si guastino due cose contemporaneamente”.