Visualizzazione post con etichetta domande. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta domande. Mostra tutti i post

lunedì 13 maggio 2019

Sostenibilità? Non bastano le buone intenzioni

Ieri ho passato la giornata al Salone del Libro di Torino (non lo chiamo “Salone Internazionale” perché la dimensione internazionale era veramente evanescente).

Una delle caratteristiche di questa edizione è una maggiore attenzione alla sostenibilità, ed in particolare alla raccolta differenziata dei rifiuti. All’interno del salone vi erano bidoni diversi (plastica, indifferenziato), ed in un paio di casi ho visto degli addetti presidiare tali bidoni e suggerire la collocazione corretta dei rifiuti.

Hiking Sport di Montagna - Borraccia 500 Tritan 0,5L QUECHUA - Materiale TrekkingLodevole intento, soprattutto per separare la grande quantità di plastica (penso alle bottigliette d’acqua) che si genera in eventi di questo genere.

Ma allora perché ai cancelli di ingresso mi hanno sequestrato la borraccia (di plastica) che mi ero portato da casa proprio per non usare bottiglie usa e getta?

Piuttosto che separare i rifiuti (cosa ovviamente utile e necessaria), non sarebbe meglio evitare di produrli (anche per azzerare i costi della raccolta)?

Fortunatamente mi ero portato da casa anche un paio di bottigliette di plastica tradizionali (quale ingegnere non ha un Piano B pronto per ogni occasione?), le quali sono invece entrate liberamente al Salone senza suscitare alcun dubbio da parte degli addetti. Mah.

Devo dire che mi dispiace ancor più perché la borraccia era di mia figlia (8 anni), che utilizza a scuola, perché ai bambini, invece, hanno insegnato a riusare il contenitore dell’acqua. La scuola fa dei passi educativi, la società li vanifica e li mortifica.

Meno slogan, più coordinamento. Chissà se imboccheremo mai questa strada?


P.S.1. abbiamo potuto recuperare la borraccia all’uscita

P.S.2. ci sarebbero anche altri aspetti da rilevare (perché non c’erano contenitori per la carta? perché i bidoni non erano ben identificabili attraverso i colori convenzionali?), ma affrontiamo un punto per volta.

sabato 16 marzo 2019

Pigrecate

Anche quest’anno è appena passato il 14 marzo, che internazionalmente è il giorno dedicato a PiGreco (3.14). Il bello di questa ricorrenza è che si sentono ripetere molte scemenze pseudo-matematiche. E molti ad applaudirle a bocca aperta, dimostrando di non voler applicare la dose minima di ragionamento e senso critico.

La mia preferita? il fatto che PiGreco, poiché è un numero trascendente, e come tale ha un’espansione decimale infinita e non periodica, comprenderebbe nella sua espansione qualsiasi sequenza di cifre (quindi anche il tuo compleanno, il tuo saldo in banca, il numero di telefono di Belen, il risultato della prossima estrazione del SuperEnalotto, e così via). Molto poetico ed ispiratore, ma purtroppo falso (o meglio, non è noto se sia vero).

Ricordiamo i fatti (mi scusino i matematici veri per le semplificazioni):

  • è vero che l’espansione di PiGreco è infinita
  • è vero che tale espansione non è periodica (ossia non esiste una sequenza di cifre che, da un certo punto in avanti, si ripete sempre uguale)
  • queste proprietà sono valide in qualsiasi base si esprima il numero.

Ma l’infinito è grande. Il fatto che ci siano infinite cifre, sempre diverse, non implica che una determinata sequenza debba necessariamente essere presente. Posso andare avanti con infinite cifre senza mai ripetermi ed evitando sempre (ad esempio) la sequenza 111222333444.

Dimostrazione:

  • Esprimete PiGreco in base 9. PiGreco=3,124188124074472… (fonte OEIS)
  • Ovviamente, avrà una espansione infinita e non periodica.
  • Ma, per costruzione, la sua espansione (pur essendo infinita e non periodica) non conterrà mai la cifra ‘9’ (che in base 9 non esiste)
  • Ora, rileggiamo il numero in base 10 (non vale più PiGreco, ma non importa)
  • Avremo una sequenza numerica infinita, non periodica, che non conterrà mai ‘9’ né alcuna sequenza che contenga ‘9’.

Quindi non è detto che un numero trascendente possa contenere ogni possibile sequenza. Per poterlo dire sarebbe necessario ipotizzare in più che PiGreco sia un Numero Normale (il che non è al momento ancora noto), ed anche il tal caso sarebbe vero solamente in senso statistico (la probabilità di trovare una sequenza tende al 100%).

Se vogliamo costruire un numero che contenga ogni possibile sequenza, c’è un metodo molto più semplice (anche se meno poetico-evocativo):

0, 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 … 98 99 100 101 102 … 999 1000 1001 … (Ha anche un nome: è la costante di Champernowne)

È un po’ lungo, e decisamente noioso, ma tanto l’infinito è grande e c’è spazio per tutti… prima o poi troverai il numero che ti serve.


P.S. se ho commesso degli errori matematici, sarei ben lieto di essere corretto.

venerdì 15 febbraio 2019

Condividere un file

Succede spesso che gli studenti inviino una e-mail per chiedere chiarimenti sull’esercizio che stanno svolgendo.

Ecco i metodi utilizzati per condividere l’esercizio che stanno svolgendo, che vanno dal meno frequente (ma più adeguato) al più frequente (ma orribile da tutti i punti di vista):

  • Codice sorgente su un repository GitHub, inviando il link al repository.
    Nota: non succede mai, ma sarebbe il mio sogno.
  • Codice sorgente completo (es. progetto Eclipse o progetto PyCharm) inviato come zip.
    Nota: quando lo zip supera i filtri dell’anti-spam, è un po’ scomodo da gestire, ma alla fine sei sicuro che ci sia tutto.
  • Codice sorgente parziale (es. solo un file, o parte di un file), inviato come allegato di e-mail.
    Nota: a patto che l’errore sia proprio in quel file (e comunque non hai modo di provarlo, quindi devi andare “ad istinto”… e sappiamo tutti quanto vale l’istinto nel debug).
  • Codice sorgente parziale, incollato nel corpo della e-mail.
    Nota: spazi, indentazioni, caratteri speciali, se se sono andati a farsi friggere.
  • Videata del codice sorgente (screenshot del PC), inviata come file immagine via e-mail.
    Nota: molto stupido (vedi solo una parte di un file, e non puoi studiarlo né modificarlo) e molto raro (quasi nessuno sa come salvare su file uno screenshot preso da PC… suggerimento: in Windows c’è uno “Strumento di Cattura”, oppure usate il freeware Greenshot).
  • Videata del codice sorgente, sbilenca e sfocata, ottenuta fotografando lo schermo con un cellulare.
    Nota: è di gran lunga la modalità più utilizzata. Di solito è impossibile capire cosa stavano facendo e cosa poter rispondere. Infatti, solitamente non rispondo, o chiedo che inviino il file originale.
    Ma soprattutto il dubbio amletico è: stai lavorando su un file, sei su un PC (o Mac che sia), hai un programma di posta… come ti viene in mente di fare una foto allo schermo?

Ovviamente temo il momento in cui mi invieranno un video in cui mi spiegano a voce il problema, inquadrando lo schermo con fare tremolante ed incerto. Lo temo, ma so già che prima o poi arriverà.

lunedì 31 dicembre 2018

The Death of Expertise

2018-12-31 08.34.15Nei pochi giorni di vacanza appena trascorsi, ho letto The Death of Expertise di Tom Nichols. Era da qualche tempo che l’avevo acquistato, anche a seguito delle citazioni incontrate in diversi articoli.
Il testo analizza la tendenza attuale per cui la “gente comune” sta sviluppando una sempre maggiore sfiducia nei confronti degli “esperti”, cercandone le cause ed ipotizzandone le gravi conseguenze in termini di impatto sulla società e sulla democrazia.
La lettura è molto interessante ed aiuta a riflettere sulle dinamiche sociali (soprattutto online, ma anche di persona) e sulle contromisure che gli “esperti” possono adottare. La conclusione del testo, purtroppo, è decisamente pessimistica.
Certamente lo posso consigliare a chi è interessato ad approfondire l’argomento. Due i difetti principali: una certa lunghezza e ripetitività (probabilmente metà delle pagine sarebbe stata sufficiente) e l’analisi molto legata alla realtà (della politica, della democrazia, dei media) statunitense, anche se molte delle dinamiche sono evidentemente trasferibili anche alla realtà italiana.

giovedì 9 ottobre 2014

Divertimento innocuo (?)

Nelle giornate di noia ci sono molti modi per ingannare il tempo, divertimenti più o meno intelligenti, più o meno finalizzati.

E poi ci sono dei “divertimenti” che veramente sono più difficili da comprendere. Come questo:

2014-09-08 10.47.33 scala mobile

A quanto pare il pulsante rosso (arresto d’emergenza della scala mobile) non solo può servire in caso di reale bisogno, ma per taluni può anche essere fonte di divertimento.

Regalo mazzi di carte per giocare a solitario, fate meno danni ed imparate di più…

lunedì 6 ottobre 2014

Skewed Affordance

Nel campo della progettazione di interfacce utente (per siti web, app mobili o anche per oggetti fisici) è molto importante il concetto di “affordance”, ossia il principio per cui l’aspetto (visuale o fisico) suggerisce e determina il modo o i modi in cui l’interfaccia può essere utilizzata. Ad esempio, una ghiera si ruota, un pulsante si preme, una leva si sposta, una placca si preme, una maniglia si impugna, e così via.

Quando le funzioni offerte sono molte, è anche importante che la disposizione fisica delle affordance rispetti l’effetto che si ottiene nell’attivarle. Basti guardare la disposizione delle 4 frecce in una tastiera (avete mai usato una tastiera sadica in cui le 4 frecce fossero poste in fila?), la cui posizione corrisponde alla direzione nella quale il cursore di dovrà spostare. Oppure al fatto che i tasti “indietro” ed “avanti” di un’interfaccia di riproduzione audio siano sempre in quest’ordine, con i “play” messo tra i due.

Ora però mi spiegate il ragionamento dietro a questa pulsantiera per ascensore:

2014-09-10 07.27.33 tasti ascensore

Cosa ci vuole comunicare? che forse l’hotel ha una forma strampalata, con i piani talvolta affiancati e talvolta sovrapposti? Ma cos’è, l’hotel Jenga?

In realtà i piani erano tutti “regolari”, uno sopra l’altro. E la porta dell’ascensore si apriva sempre dallo stesso lato. Quanta creatività sprecata… (anzi, controproducente)

venerdì 29 agosto 2014

‘Agosto’ rima con ‘costo’

Molte cose possono succedere d’estate, in particolare in agosto, che è certamente il mese più distratto dell’anno.

Complice la distrazione, le tariffe tendono ad essere ritoccate (al rialzo, ovviamente, perché la deflazione è una cosa brutta). Questa volta è toccata al costo del parcheggio associato alla stazione ferroviaria di Chivasso (piazzale Ceresa). E che ritocchino!

Biglietti abbonamento mensile: Luglio €7,30, Settembre €9,00

Non fatevi trarre in inganno dal cambio di colore (da azzurro a verde), di formato (qualche mm più alto), si tratta esattamente dello stesso servizio. Ed il prezzo è variato di quasi 2 euro su una base di 7… un notevole balzo, direi.

Per chi non crede ai propri occhi (o è arrugginito con le percentuali) ecco cosa ci dice Wolfram Alpha: +23,29%. Non c’è che dire, complimenti!

Wolfram Alpha: percent increase from 7.30 to 9.00

L’unica speranza è che l’aumento sia destinato al comune di Chivasso (e non alla società di gestione, che non fa nulla), e che serva per migliorare le condizioni di accesso alla stazione (ad esempio fare un collegamento pedonale non abusivo tra il suddetto piazzale Ceresa e la stazione vera e propria). Se so sognando, non risvegliatemi.

venerdì 18 aprile 2014

Saper contare

Ci sono persone che perdono la capacità di contare rapidamente e correttamente con l’avanzare dell’età. Ci sono persone che da giovani faticano ad apprendere a contare, ad esempio per disturbi dell’apprendimento.

E poi ci sono delle situazioni difficili da spiegare.

2014-03-31 09.10.14

Li ho contati più volte, a me sembrano sempre e comunque 7 (sette). Eppure l’etichetta dice chiaramente 8 (otto), anche se poi ne elenca solo 7 misure.

Speriamo almeno nella precisione dei giraviti, perché in quella dell’etichetta siamo messi male.

venerdì 4 aprile 2014

Facili predizioni

Nel mio post “Ad abundantiam” ho riportato una fotografia (di fine maggio 2013) di 3 macchinette obliteratrici presso la stazione di Chivasso, messe così vicine tra loro da risultare inutili.

Nel post precedente, deducevo che “sono lì perché, se una o due fossero guaste, ce ne sarebbe almeno una funzionante”.

Ed infatti ecco la situazione aggiornata a fine febbraio 2014:

Una macchinetta funzionante, una con cartello "guasta" ed una totalmente rimossa

Delle tre macchinette, una è stata rimossa, una e guasta e la terza rimane attiva e funzionante.

La mia previsione si è avverata in pieno, non perché abbia capacità profetiche, ma perché i meccanismi della gestione italioide delle infrastrutture è fin troppo prevedibile.

giovedì 19 settembre 2013

Tripla negazione

Il marketing, si sa, trascende.

Il linguaggio del marketing, in particolare, trascende ogni regola logica, grammaticale, matematica o fisica.

mondovicino-poster

Questo non è altro che uno dei tanti manifesti (rigorosamente in formato 200x150, e rigorosamente replicati in decine di copie) con cui vi potete imbattere in uno dei vari outlet, in questo caso quello monregalese.

Il contenuto semantico è, come sempre, quasi nullo e del tutto prevedibile: sconti, offerte, opportunità, vantaggi, e permutazioni più o meno casuali di queste parole abusate ed autoreferenziali sono ciò che ci possiamo aspettare in ogni outlet d’Italia.

Ma il diavolo, anche questa volta, abita nei dettagli, e si manifesta non appena cerchiamo di analizzare il significato della dichiarazione (presumibilmente) più interessante: l’entità dello sconto.

mondovicino-dettaglio

Innanzitutto la definizione di “sconto” è una riduzione del prezzo. Pertanto uno sconto del 10% comporterà una riduzione del costo di un bene. Ma uno sconto negativo? Se la matematica non ci abbandona, uno sconto negativo corrisponde ad un incremento del prezzo. Addirittura, uno sconto del –50% significa gonfiare di una volta e mezza il valore.

Non paghi di questa assurdità, gli autori hanno deciso di usare (o meglio, abusare) la classica locuzione “a partire da”, che in gergo markettaro significa “non ve lo sognate neppure, tanto è difficile il verificarsi della congiunzione astrale che vi permetterebbe anche solo di avvicinarvi a tale valore”.

In senso matematico “a partire da” di traduce come “maggiore o uguale a”. Ma qui dobbiamo intenderlo in senso algebrico (sconto >= –50%) oppure in valore assoluto (|sconto| >= |–50%|)? Nel primo caso avremmo forse qualche possibilità che lo sconto diventi effettivamente positivo (e quindi riduciamo i prezzi). Ma il secondo caso è probabilmente quello che appare più intuitivo, e quindi potremo dilettarci con sconti negativi (cioè aumenti) del –70% o addirittura, regaliamo tutto, del –100% od oltre.

La confusione è data dalla combinazione di tre negazioni: il concetto di sconto, già intrinsecamente negativo; il segno meno di fronte al valore numerico; il concetto di “a partire” che non ha un verso predefinito, e quello algebricamente valido non sempre coincide con quello intuitivamente percepito.

Anzi no, la confusione è data dall’ignoranza degli autori.

giovedì 5 settembre 2013

Marciapiedi puliti… magari con l’ironia?

Condivido questo interessante volantino comparso in molte vie della cittadina ligure dove ho passato la vacanza, affisso su vari muretti e pali.

Condivido al 90% il senso della campagna e gli ironici attacchi contenuti nel volantino. Come sempre succede, l’inciviltà di una minoranza di trogloditi si riflette sulla serenità della maggioranza di cittadini educati. [Il 10% che non condivido è la frase finale: il problema è di educazione e civiltà, non di politica o amministrazione].

Ce la potrà fare la chiave ironica a recuperare un barlume di civiltà e responsabilità nei trogloditi? O si sentiranno ancora più superiori, vantandosi dell’impatto (anche comunicativo) che la loro arroganza riesce ad avere?

2013-08-24 10.39.54

lunedì 2 settembre 2013

Soddisfazione preventiva

In fondo è uno dei principi chiave della qualità: essere in grado di valutare il grado di soddisfacimento delle aspettative per qualsiasi prodotto o servizio. E quando si tratta di un servizio rivolto ad utenti umani, il metodo per valutarlo è quasi invariabilmente l’erogazione di un questionario.

Devono averlo pensato anche al Ministero dell’Economia e delle Finanze ed in particolare alla CONSIP, che gestisce il Portale degli acquisti della pubblica amministrazione (come pomposamente si autodefinisce il sito acquistinretepa.it).

Ed infatti, puntuale come la fine delle vacanze, è arrivata una gentile e-mail che mi invitava a valutare il mio grado di soddisfacimento relativamente all’utilizzo del Contact Center.

consip-survey

Di fronte a tanta solerzia, mi sono sentito onorato.

Anzi, mi sono sentito ancora più onorato perché non ho mai usufruito del Contact Center e non ho mai chiamato il numero verde. Onoratissimo: vogliono addirittura sapere quanto sono soddisfatto del servizio, ancor prima di utilizzarlo.

Che si tratti dell’ultima frontiera nella gestione della qualità? La soddisfazione immaginata?

lunedì 22 luglio 2013

Civilizzati per divieto

Questo è un cartello simile a migliaia di altri identici, disseminati nelle stazioni ferroviarie, di fronte ai quali siamo passati moltissime volte, senza prestarvi troppa attenzione.

Ma proviamo a leggerlo realmente.

Vietato gettare rifiuti a terra (cicche, chewingum, carta, etc.)

Viene da chiedersi se realmente sia necessario esplicitare questo divieto. Non dovrebbe fare parte delle più normali forme di civiltà il fatto di non gettare i rifiuti a terra? Cosa ne penseranno gli stranieri? Che immagine stiamo dando di noi stessi? trogloditi che getterebbero ogni cosa a terra, se non vi fosse un divieto esplicito, con tanto di sanzioni ridicole?

Io non mi ci riconosco. Spero di non essere in minoranza.

venerdì 7 giugno 2013

Ad abundantiam

Luogo: stazione FS (anzi RFI) di Chivasso.

C’era una volta una macchinetta obliteratrice per i biglietti ferroviari. Vecchia. Rumorosa. Farraginosa. Spesso rotta.

Arriva la modernità: ora ci sono i pass contactless, i biglietti elettronici, gli abbonamenti con microchip, ed altre diavolerie moderne, per cui si sostituiscono le vecchie obliteratrici con dei nuovi catafalchi elettronici.

Ma come si fa con la manutenzione? tra guasti meccanici, problemi elettronici, atti di vandalismo, si dovranno studiare degli interventi più capillari (essendo un prodotto nuovo e più complesso, il tasso di guasto è destinato ad aumentare rispetto alle vecchie faccio-un-timbro-con-l’ora-corrente).

La soluzione non è investire in manutenzione. Non è neppure investire in qualità. Come è ben noto da tempo, è molto più semplice e conveniente investire in quantità piuttosto che in qualità.

Et voilà:

2013-05-31 08.46.19

Non una, signori, non due, ma ben tre macchinette nel raggio di 150cm.

Non credo che nella stazione di Chivasso ci sia mai un traffico tale da richiedere l’uso contemporaneo delle tre macchine. Tanto più che sono talmente vicine che sarebbe materialmente impossibile avere tre file di persone.

No, piuttosto sono lì perché, se una o due fossero guaste, ce ne sarebbe almeno una funzionante.

La ciliegina sulla torta? Le obliteratrici poste sui binari sono state del tutto rimosse e non sostituite.

lunedì 3 giugno 2013

Euro-Origami

Nessuno affiderebbe la riparazione del proprio lavandino ad una persona che non fosse in grado di dimostrare la competenza nella materia idraulica.

Chissà perché, invece, tutti affidano le traduzioni dall’italiano all’inglese al primo che capita, incuranti della qualità del risultato.

Come al self-service del benzinaio:

bank_notes_small

A parte il “bank notes”, che raramente si usa, e che sarebbe più corretto scrivere senza lo spazio (anche per non confonderlo con le “note sulle banche”), la vera chicca è nell’ultima riga.

Credo di avere delle serie difficoltà ad inserire una banconota in modo che entrambi i lati siano rivolti verso l’alto. A meno di non ricorrere ad un complesso origami, oppure disporre delle banconote di Möbius, che però non passano dalla fessura.

venerdì 10 maggio 2013

Amanti degli animali

La relazione tra umani ed animali può essere la più disparata. Parliamo di gatti.

C’è chi si riempie la casa di gatti.

C’è chi ogni sera esce a portare cibo ai gatti.

C’è chi compra libri sui gatti.

C’è chi si riempie il profilo facebook di foto di gatti (catsbook).

E poi c’è chi…

Per favore il gatto cercate di tenerlo a casa vostra - Grazie

Questo gentilissimo biglietto è approdato qualche tempo fa nella mia buca delle lettere. Ovviamente è anomimo (voi lo firmereste?).

Rimane solo da precisare che la casa in questione è in un paese di provincia, circondata da altre case, tutte con giardino, e che nel vicinato circolano almeno 10 gatti. E non capisco che danno possa fare una gattina di circa un anno, piccola taglia ed indole tranquilla, per di più sterilizzata.

venerdì 3 maggio 2013

Semplificazioni mancate

Da noi in Italia le pubbliche amministrazioni sono famose e rinomate soprattutto per un aspetto: saper complicare all’infinito anche le cose più semplici. Da cui, ovviamente, nascono inefficienze e costi spropositati.

Ma anche il settore privato fa la sua parte, e lo racconto con un esempietto.

Ho due figli che vanno a scuola nello stesso comune. Sono due scuole diverse, ma il servizio mensa è lo stesso e viene appaltato dal Comune per tutte le scuole del territorio. In fase di iscrizione, ho optato per il pagamento via RID dei costi relativi.

Ecco cosa succede ogni mese: arrivano a casa due fatture (allo stesso indirizzo), inserite in due buste diverse (con lo stesso indirizzo, talvolta anche scritto a mano), entrambe affrancate, e spedite lo stesso giorno. Le due fatture anticipano che il mese successivo saranno prelevati tot euro dallo stesso conto corrente. E puntualmente avvengono due addebiti sul mio conto.

Non voglio fare il calcolo di quanto costi l’affrancatura in più, la busta in più, ed il RID in più: basterebbe un’unica fattura, con due voci (i due figli), inserita in un’unica busta e pagata con un unico addebito. Per non dire che la fattura potrebbe essere tranquillamente inviata in PDF via e-mail (per lo meno a chi lo richiede).

Piccola consolazione: recentemente l’indirizzo è prestampato (usano buste-finestra) e non manoscritto.

Fatture mensa0

sabato 17 novembre 2012

Più breve di una farfalla

La conoscenza popolare tramanda che le farfalle vivono un solo giorno. Ovviamente non è proprio così, il ciclo di vita di una farfalla è molto lungo, se si comprendono tutti gli stadi dall’uovo al bruco alla pupa fino all’insetto adulto possono passare diversi mesi.

Facendo riferimento allo stadio adulto, effettivamente esistono alcune specie che vivono in questo stadio solo per pochi giorni, o addirittura per poche ore (es. Mayfly o Ephemeroptera).

Ma la nostra cultura “moderna” ha creato un oggetto ancora più effimero (che etimologicamente è lo stesso nome dell’insetto).

Bicchierino del caffè subito prima della sua eliminazione

Mi ha sempre stupito il ciclo di vita del bicchierino di plastica delle macchine automatiche distributrici di caffè, di cui anche il Politecnico è pieno.

Il bicchierino rimane dormiente per mesi, o settimane, poi finalmente viene il suo turno e passa allo stadio “adulto”, viene riempito con un qualche liquido caldo (al gusto di caffè, cappuccino, the o cioccolato) e finalmente consegnato nelle mani di un umano.

La durata di questo stadio di vita è di pochi secondi (da 10 a 120, all’incirca, in funzione della flemma del bevitore e della temperatura del liquido). Dopodiché l’oggetto viene eliminato. Per sempre.

A fianco di ogni macchinetta del caffè vi sono bidoni pieni di bicchierini vuoti, che spesso finiscono nei rifiuti indifferenziati (anche perché solo da pochi mesi sono stati ammessi come rifiuti differenziabili nella plastica). E che hanno vissuto per pochi secondi ciascuno.

Il problema, ovviamente, è che il prezzo del bicchiere è molto basso. Si possono trovare facilmente stock di 80 bicchieri a € 0,52 (quindi € 0,0065 a bicchiere, ossia 0,65 centesimi).

Ma se il bicchierino si pagasse a parte (ad esempio 5 centesimi), potremmo decidere di portarcelo da casa (o riutilizzare quello di ieri). Oppure è una boiata?

mercoledì 14 novembre 2012

La ventiquattresima ora… mancante

L’illusione è che le operazioni svolte su Internet non debbano avere limitazioni di spazio e di tempo, e che si possa superare la barriera degli orari di apertura degli sportelli e degli uffici.

Tranne quando vuoi pagare la bolletta ENEL…

image

Ciascuno è libero di realizzare i propri sistemi informativi come crede, però:

  1. perché mandare off-line gli archivi per un ora, ogni giorno, per fantomatiche attività di aggiornamento? provate ad immaginare se gmail vi dicesse “dalle 17.21 alle 18.21 non puoi inviare né ricevere mail”?
  2. se proprio non sono capaci a fornire un servizio 24x7, quantomeno facciano l’aggiornamento dalle 2 alle 3 di notte… oppure lo faranno a mano?
  3. e perché mai deve durare esattamente un’ora? il tempo non dipenderà dal carico di lavoro? e quel “.15” da dove salterà fuori? perché non stabilire un orario più “tondo”?

Da notare che il messaggio è anche ottimistico (= bugiardo). Infatti, non solo non puoi fare pagamenti, ma non puoi neppure consultare i dati delle bollette, neanche quelli storici. In pratica non puoi fare nulla.

Una raccomandazione agli informatici presenti e futuri. Non cadiamo in queste trappole, non cediamo a questi compromessi. Le cose si possono fare per bene! Altrimenti dimostriamo che, di Internet, non abbiamo ancora capito molto.

Wi-Fi free, anzi no, anzi sì

Ormai dovrebbe essere scontato, visto che sono stati eliminati anche gli ostacoli legislativi. Le reti Wi-Fi libere (e gratuite) dovrebbero essere ovunque, certamente negli hotel.

Ed infatti il Wi-Fi gratuito era pubblicizzato ovunque, anche in ascensore, con grandi pannelli 70x100cm.

Wifree - wi-fi gratis in tutte le nostre camere

Può essere discutibile la denominazione “Wi free”, ma si sa, per ogni cosa occorre creare un nuovo marchio, per avere l’illusione di appropriarsene. Ma il messaggio è chiaro.

Ed infatti, appena in camera, una bella rete Wi-Fi (nella fattispece, swisscom, ma non fa differenza) fa bella mostra di sé. La sorpresa arriva subito dopo la connessione: l’odiatissima quanto onnipresente pagina di login, che ti permette di scegliere tra diverse convenientissime (!!) offerte.

tariffe wifi assurde 1

tariffe wifi assurde 2

Si passa da un favoloso 6 euro/ora, fino ad un allettante 10 euro/24 ore. La differenza tra Economy e Business sembra essere la quantità di banda disponibile in ingresso e in uscita (banda garantita? non credo, forse banda massima). Ma veramente qualcuno sarebbe disposto a farsi truffare pagando queste tariffe completamente fuori mercato? Con 18 euro ti compri quasi una SIM 3G, compreso il traffico Internet per un mese…

Ma la vera domanda è: come si conciliano le due informazioni totalmente contrastanti? All’italiana, ovviamente. Vai alla reception, chiedi spiegazioni, e ti danno un fogliettino di carta con stampati i codici di accesso per le prossime 24 ore. Probabilmente nella fascia Economy, visto che la banda era talmente limitata da non riuscire neppure a vedere un video di youtube.

Altro che attenzione per il cliente… Non impareremo mai…