giovedì 19 settembre 2013

Tripla negazione

Il marketing, si sa, trascende.

Il linguaggio del marketing, in particolare, trascende ogni regola logica, grammaticale, matematica o fisica.

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Questo non è altro che uno dei tanti manifesti (rigorosamente in formato 200x150, e rigorosamente replicati in decine di copie) con cui vi potete imbattere in uno dei vari outlet, in questo caso quello monregalese.

Il contenuto semantico è, come sempre, quasi nullo e del tutto prevedibile: sconti, offerte, opportunità, vantaggi, e permutazioni più o meno casuali di queste parole abusate ed autoreferenziali sono ciò che ci possiamo aspettare in ogni outlet d’Italia.

Ma il diavolo, anche questa volta, abita nei dettagli, e si manifesta non appena cerchiamo di analizzare il significato della dichiarazione (presumibilmente) più interessante: l’entità dello sconto.

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Innanzitutto la definizione di “sconto” è una riduzione del prezzo. Pertanto uno sconto del 10% comporterà una riduzione del costo di un bene. Ma uno sconto negativo? Se la matematica non ci abbandona, uno sconto negativo corrisponde ad un incremento del prezzo. Addirittura, uno sconto del –50% significa gonfiare di una volta e mezza il valore.

Non paghi di questa assurdità, gli autori hanno deciso di usare (o meglio, abusare) la classica locuzione “a partire da”, che in gergo markettaro significa “non ve lo sognate neppure, tanto è difficile il verificarsi della congiunzione astrale che vi permetterebbe anche solo di avvicinarvi a tale valore”.

In senso matematico “a partire da” di traduce come “maggiore o uguale a”. Ma qui dobbiamo intenderlo in senso algebrico (sconto >= –50%) oppure in valore assoluto (|sconto| >= |–50%|)? Nel primo caso avremmo forse qualche possibilità che lo sconto diventi effettivamente positivo (e quindi riduciamo i prezzi). Ma il secondo caso è probabilmente quello che appare più intuitivo, e quindi potremo dilettarci con sconti negativi (cioè aumenti) del –70% o addirittura, regaliamo tutto, del –100% od oltre.

La confusione è data dalla combinazione di tre negazioni: il concetto di sconto, già intrinsecamente negativo; il segno meno di fronte al valore numerico; il concetto di “a partire” che non ha un verso predefinito, e quello algebricamente valido non sempre coincide con quello intuitivamente percepito.

Anzi no, la confusione è data dall’ignoranza degli autori.

3 commenti:

  1. "vuoi soldi facili?", "vuoi un lavoro in cui non servono competenze?", "non hai talento e vuoi guadagnare?", "cogli un'opportunità senza fatica!", "vieni a fare il markettaro!"

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  2. Te lo dico da markettaro: non siamo capaci di questi ragionamenti. Immagino che sia semplicemente stato passato un brief a un'agenzia, la quale ha stampato delle robe più o meno attinenti al concetto di "riduzione di prezzo". Confidando in generale nel fatto che nel punto vendita ci sarebbe stato - forse - almeno un pezzo con una riduzione indicativa del 50% sul prezzo di listino. Fine del lavoro. Rispetto al commento precedente correggo il tiro sul fatto che sia un'attività estremamente redditizia, quella del markettaro. Comunque a dirla tutta quello esposto mi sembra un errore riconducibile più a chi si occupa di advertising che a chi si occupa di marketing (siamo bravi anche a "rimbalzare" le responsabilità.. ;-P ).

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  3. Daniele, scusa, nella mia ignoranza spesso confondo i ruoli di Marketing e di Advertising. Si trovano entrambi al di là di una linea immaginaria che io non mi sento di varcare, per cui spesso li identifico.
    Interessante (e paurosa) l'analisi sulla superficialità con cui vengono costruiti i messaggi.

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