lunedì 14 dicembre 2015

Non leggete le istruzioni

È ormai conoscenza comune, e frutto degli enormi progressi nel campo della User Experience, che le istruzioni d'uso non servano, per qualsiasi prodotto, dallo spazzolino da denti alla centrale nucleare.

Alcuni coreani, però, hanno voluto rendere ancora più esplicita l'inutilità delle istruzioni. Come? Scrivendole. Ma scrivendole come?

Mi è capitato per le mani un sacchetto di non meglio definite palline per costruire "Crystal Boll" (qualunque cosa siano), probabilmente acquistato per qualche frazione di euro in un banco di random-things in qualche fiera.

Sacchetto di Seven Color Crystal Boll (fronte e retro)

Non essendo chiaro che cosa farsene di queste palline di materiale plastico (c'è scritto 500G, ma probabilmente erano 50g, suvvia non facciamo i pignoli), abbiamo provato a leggere le istruzioni, chiaramente stampate sul retro del sacchetto.

Zoom sulle istruzioni

La fotografia non è il massimo della leggibilità, per cui conviene riportare per esteso il testo delle istruzioni (riportata fedelmente, maiuscole comprese).
product use information:
1. add water 400G on the product. about 4 hours it will grow up
2. one clear beauty satiety face will grow up
3. when the flower want to oxygen and nutrition, I will help you too much
Non sono riuscito a collegare il concetto di volto della sazietà con il bisogno d'ossigeno del fiore, altrimenti il resto era tutto chiaro.

Quindi la lezione dei coreani-cinesi (il sacchetto è "Made in China" ma "Designed by Korea", fate voi) è chiara: se leggi le istruzioni, te lo sei cercato. Non dovevi farlo. E basta.

martedì 8 dicembre 2015

Will Wolfram rewrite the physics of space-time?

Stephen Wolfram is one of the greatest mathematical and entrepreneurial minds of our generation (creator of Mathematica and Wolfram|Alpha, among other things).
I didn't know he was trying to postulate a computational basis for the whole universe, based on graph networks and cellular automata. He already derived Einstein equations (special relativity and general relativity) from his model.

I found his article quite enlightening: http://blog.stephenwolfram.com/2015/12/what-is-spacetime-really/  (quote: "I found it a bit amusing to say I had a computer in my basement that was searching for the fundamental theory of physics")

Note: reposted from facebook

sabato 12 settembre 2015

Risolvere i problemi, all’italiana

Di fronte a problemi complessi, che coinvolgono persone, città, territori, ma anche investimenti, strategie, pianificazioni, è sempre arduo riuscire ad intervenire. Ancora più arduo intervenire correttamente, ed ancor di più riuscire a farlo tempestivamente.

Quantomeno, nella definizione “classica” della risoluzione di un problema, quanto più esso è complesso, quanto sarà articolata la sua soluzione.

Faccio un esempio: tutti ricordiamo le terribili alluvioni che hanno colpito la Liguria nel 2011 ed ancora nel 2014, devastando strade, abitazioni, automobili, e causando vittime umane. Nell’analisi degli eventi, gli esperti concordavano sulla necessità di complessi ma urgenti interventi alla viabilità, alle strutture idrogeologiche, ed all’urbanizzazione.

Ma gli italiani, si sa, sono creativi. Amano trovare soluzioni originali ai problemi, anche i più complessi. E con la loro creatività riescono anche a scovare soluzioni infinitamente più semplici (ed efficaci?), che a tutti gli altri sfuggono. La creatività italiana, come potremmo farne a meno?

Ed infatti, la soluzione italiana ai problemi degli allagamenti liguri è quantomeno geniale, come testimonia questa fotografia.

cartello stradale di pericolo, con testo: zona soggetta ad allagamenti in caso di forti piogge

Cosa dicevo? problema risolto. È stato sufficiente disseminare cartelli come questi in tutte le strade, e non ci potrà mai più essere alcuna alluvione imprevista.

Come dicevo? Geniale? Appunto.

martedì 19 maggio 2015

Senza il quattro

Tre. Come 3. Come 1+1+1. Come Three. Trois. Tres Drei Três τρία 0011.

Ormai è del tutto dimostrato che 3 è il massimo numero di oggetti di cui riesco a tenere traccia nei miei spostamenti. Borsa + Ombrello + Telefono. Oppure Chiavi + Caffè + Computer. Oppure Busta + Giacca + Zaino. E così via.

Parlo di oggetti di primo livello, ossia quelli che devono essere gestiti direttamente con le mani. Gli oggetti di secondo livello, ossia quelli nella borsa, o in tasca, non contano: se ne stanno lì, buoni, e non li devo gestire. Ma appena li dovessi estrarre, rientrerebbero nel conteggio.

3_4La regola funziona così: fino a 3 oggetti di primo livello, si possono facilmente gestire, trasportare, e nessuno di essi va perso. Dal quarto in poi, esistono fortissimi rischi che uno di essi venga dimenticato, perso, o trasportato in un universo parallelo.

Quando piove, ed ho un ombrello, se prendo il caffè non devo estrarre il telefono dalla tasca. Altrimenti Ombrello+Telefono+Caffè+Borsa faranno sì che dimenticherò l’ombrello alla macchina del caffè, oppure verserò il caffè sul telefono, o dovrò tornare indietro a riprendere la borsa. E se devo trasportare una borsa aggiuntiva, guai a togliermi la giacca e pensare di tenerla in mano, in quanto Borsa+Giacca+Altra Borsa mi impedirebbero qualsiasi altra azione, come estrarre le chiavi o il telefono.

Capita la regola, si riesce a convivere, e ad anticipare certe azioni per rimanere nella zona di sicurezza.

Il mio numero è tre. Chissà se per altri è più alto?

lunedì 16 febbraio 2015

Tips: emClient

La posta elettronica è sacra, per molti di noi è una parte essenziale, critica e condizionante della nostra vita lavorativa. Proprio per questo, le modalità di gestione della propria posta elettronica sono affrontate con approcci spesso infervorati, quasi religiosi.

C’è chi preferisce gestire la propria posta su un servizio ‘cloud’ (ad esempio, l’ottimo e diffusissimo gmail), e chi invece preferisce utilizzare un programma installato sul proprio PC (e qui il mondo si divide tra i sostenitori di Outlook e quelli di Thunderbird).

Poi c’è chi, come me, vuole il meglio dei due mondi: un servizio in cloud (accessibile ovunque, supportato da device mobili, affidabile nella gestione dei dati), ma che sia utilizzabile anche da un client su PC (che normalmente ha più funzioni, è più veloce, e permette di lavorare anche in modalità offline).

Anzi, questi due mondi devono fare i conti con il fatto che ormai la posta elettronica non può più essere un servizio a sé stante, ma deve necessariamente essere integrata con il calendario e con i contatti. Non è un problema per i servizi cloud (offrono tutto loro, sui loro server), ma è una complicazione per i client, che devono interfacciarsi con servizi diversi mediante protocolli diversi.

Il mio motto è: back-end sul cloud, front-end ovunque (client mobile, client windows, interfaccia web, …).

Lo storico Thunderbird è eccellente per la gestione della posta elettronica, è sufficiente/discreto nella gestione del calendario (attraverso l’estensione Lightning), ma è assolutamente inesistente per la condivisione dei contatti.

emclient-logoDa un paio d’anni ho trovato, ed utilizzo regolarmente, un programma poco noto ma estremamente completo come funzionalità: si tratta di eM Client.

Il proncipale vantaggio di eM Client è che permette di impostare un account di un provider in cloud (nel mio caso, gmail), e di lavorare localmente sincronizzando tutte le informazioni: cartelle, messaggi, calendario e contatti. In aggiunta, integra anche una funzione di chat. Il setup è di una facilità incredibile (altro che lottare con le extension di Thunderbird), le funzioni implementate sono complete (compresa la posta cifrata con s/mime, la gestione degli eventi ricorrenti, l’allineamento bidirezionale dei contatti, tutte cose critiche per i molti client che ho provato).

Ci sono ovviamente alcuni difetti, come “falsi allarmi” sui contatti (spesso il programma crede che un contatto sia stato modificato, e chiede conferma per poterlo sovrascrivere), la mancanza di scorciatoie da tastiera (questa la soffro moltissimo). Altro difetto: esiste solo per Windows, per cui i miei amici Mac e quelli Linux dovranno cercare altrove.

La versione gratuita è limitata ad un uso personale ed al massimo di 2 account, ma è più che sufficiente per un utilizzo normale. Suggerimento: provate a scaricarla da http://www.emclient.com/ e ad utilizzarla per alcuni giorni.

venerdì 13 febbraio 2015

Si prega di guardare in alto

È quasi finito. Dopo le lotte, le proteste, le prese di posizione. Dopo i lavori, le gru, le mega-macchine da costruzione. Dopo transenne, deviazioni stradali, sensi unici provvisori a sorpresa. Dopo innumerevoli progettisti, ancor più innumerevoli operai, ed enormemente più innumerevoli spettatori (ammiratori o antagonisti). Il grattacielo Intesa Sanpaolo di Corso Inghilterra è quasi finito.

Nelle ultime settimane si assiste infatti allo scaricamento di arredi, sedie, distributori del caffè, ed altri oggetti per interni, il che lascia presumere che la parte edilizia ed impiantistica siano completate.

Nuovo marciapiede a fianco del grattacielo

Contemporaneamente, anche le sistemazioni esterne iniziano ad assumere la forma definitiva: la viabilità è ormai sgombra dalle aree di cantiere che l’avevano soffocata per 2 anni, ed è comparso uno spaziosissimo marciapiede (vera manna per coloro che si erano abituati ad un quotidiano guado nel fango).

C’è chi lo odia, c’è chi ho ammira, ma nessuno riesce a sottrarsi dal guardare verso l’alto, passandoci a fianco.

Direi che i progettisti sono così sicuri che lo sguardo dei passanti sia volto verso l’alto, che non si sono curati di realizzare il marciapiede in modo decente. Per una volta, fate l’esercizio di guardare verso il basso ed esaminare la pavimentazione in pietra.

Troverete pietre sconnesse, molte scheggiate o fratturate, alcune lisce ed altre più grezze, con scalini anche di 1 cm tra pietra e pietra. Troverete le fughe a larghezza variabile (tanto che stanno pensando di utilizzarle per la nuova versione di /dev/random), le macchie di olio (si sa, perenni) e pneumatici. Troverete le pietre intorno alle piante quasi sempre spezzate o fessurate.

Nulla di grave, per carità, basta fare attenzione e non inciampare. Però, per un’opera faraonica, anche i dettagli (e, guarda caso, gli unici dettagli fruibili dai cittadini) dovrebbero essere a regola d’arte. Basta fare 4 passi, attraversare via Cavalli, e confrontare il marciapiede di fronte al palazzo della Provincia, alle uscite della stazione di Porta Susa. Ecco, quello è un marciapiede ben fatto.