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lunedì 6 ottobre 2014

Skewed Affordance

Nel campo della progettazione di interfacce utente (per siti web, app mobili o anche per oggetti fisici) è molto importante il concetto di “affordance”, ossia il principio per cui l’aspetto (visuale o fisico) suggerisce e determina il modo o i modi in cui l’interfaccia può essere utilizzata. Ad esempio, una ghiera si ruota, un pulsante si preme, una leva si sposta, una placca si preme, una maniglia si impugna, e così via.

Quando le funzioni offerte sono molte, è anche importante che la disposizione fisica delle affordance rispetti l’effetto che si ottiene nell’attivarle. Basti guardare la disposizione delle 4 frecce in una tastiera (avete mai usato una tastiera sadica in cui le 4 frecce fossero poste in fila?), la cui posizione corrisponde alla direzione nella quale il cursore di dovrà spostare. Oppure al fatto che i tasti “indietro” ed “avanti” di un’interfaccia di riproduzione audio siano sempre in quest’ordine, con i “play” messo tra i due.

Ora però mi spiegate il ragionamento dietro a questa pulsantiera per ascensore:

2014-09-10 07.27.33 tasti ascensore

Cosa ci vuole comunicare? che forse l’hotel ha una forma strampalata, con i piani talvolta affiancati e talvolta sovrapposti? Ma cos’è, l’hotel Jenga?

In realtà i piani erano tutti “regolari”, uno sopra l’altro. E la porta dell’ascensore si apriva sempre dallo stesso lato. Quanta creatività sprecata… (anzi, controproducente)

martedì 23 novembre 2010

Non ricordavo

Non ricordavo che si potessero prendere due voli di fila senza alcun intoppo.

Non ricordavo che si potesse cambiare volo in un aeroporto che non solo ha un terminal nuovo e tutto sommato gradevole a differenza dei soliti monoliti di calcestruzzo e vetro. E dove mangiare un panino è sì caro, come in tutti gli aeroporti, ma non iperbolico come a Caselle o Malpensa.

Non ricordavo che si potesse arrivare ai caroselli per le valigie grossomodo insieme alle valigie stesse, senza dover necessariamente aspettare 30 minuti. Anzi, poiché un nastro era guasto, ti sbuca un omino che gentilmente e simpaticamente ti avvisa di passare al nastro successivo, e non delega l’informazione ad impersonali annunci o all’arrangiarsi per necessità degli utenti.

Non ricordavo che a mezzanotte inoltrata, in una città grande la metà di Torino, non sia un problema trovare un taxi all’uscita dell’aeroporto. Anzi, ne trovi parecchi, tutti nuovi e con guidatori giovani e cordiali.

Non ricordavo che attraversando le periferie si potesse avere (tutto sommato) l’impressione di ordine e di pulizia.

Non ricordavo che una città che vuole vivere sul turismo possa adottare semplici accorgimenti come avere grandi marciapiedi, ampie zone pedonali, illuminazione e valorizzazione dei monumenti, arredo urbano gradevole e trasporti pubblici funzionanti.

Non ricordavo che potevi prendere un autobus suburbano, trovarlo pulito, pagare il biglietto solo € 1,20 per un viaggio di 40 minuti, poterti sedere ed osservare che neppure il 10% dei passeggeri è costretto a viaggiare in piedi, poter pagare il biglietto direttamente al conducente (che ti saluta), trovare ben 6 sedili per anziani, disabili e mamme, chiaramente indicati da icone ben visibili e da un colore diverso del sedile, ed addirittura trovare un cesto dei rifiuti a bordo del bus.

Non ricordavo che le strade ed i marciapiedi, per loro natura, tendenzialmente rimangono puliti se non ci sono incivili a sporcarli.

Non ricordavo di poter entrare in un hotel, salire in camera, collegarsi al wifi senza pagare e senza neppure recuperare né codici astrusi né password a tempo.

Forse perché non ricordavo che oggi sono in Spagna anziché in Italia, a Málaga anziché a Torino.