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venerdì 3 maggio 2019

Tips: Unigram

Non c’è dubbio che Telegram sia una piattaforma di gran lunga migliore di WhatsApp, soprattutto perché è basata su un’architettura cloud “vera” (che gli permette di essere multi-device) e non sul database di messaggi e immagini immagazzinato sul telefono dell’utente.

Particolarmente comoda è l’esistenza di molte diverse applicazioni (mobile, web, desktop) tutte sempre sincronizzate ed intercambiabili: https://telegram.org/apps

In mobilità utilizzo l’applicazione Android, mentre quando sono in ufficio utilizzo l’applicazione nativa (quella presente sul Windows Store).

L’applicazione Android ha la capacità di supportare nativamente più account diversi, permettendo così di gestire diversi profili e cambiare rapidamente tra di essi. L’applicazione desktop ufficiale, invece, non ha questa capacità.

Si trovano diverse guide per permettere di attivare diverse istanze di Telegram Desktop in parallelo, ciascuna su un profilo diverso, ma è una soluzione pesante in termini di risorse e tutto sommato poco elegante.

Ma il fatto che (1) esiste un problema e (2) il protocollo e le API di Telegram sono pubbliche, fanno sì che gli sviluppatori si diano da fare e trovino delle soluzioni al problema. Le API aperte vincono sempre!

Ed infatti esiste Unigram, che è un clone praticamente identico di Telegram (tra l’altro, open source) che ha implementato la funzionalità multi-profilo. Per la massima comodità, anche Unigram è disponibile sul Windows Store.

venerdì 11 novembre 2016

Il Phishing sta migliorando

Siamo quotidianamente subissati da maldestri tentativi di Phishing, la maggior parte dei quali facilmente riconoscibili per la struttura sgrammaticata, oppure perché sono relativi a servizi ai quali non siamo iscritti.
Quello che ho ricevuto oggi, invece, era molto ben fatto. Ovviamente, applicando la regola aurea "mai cliccare sui link ricevuti via e-mail" non ci sono cascato.

Questo il messaggio ricevuto:


Si può notare che il messaggio è scritto in un buon inglese, pulito e chiaro. Quasi ragionevole, direi. E, cosa che più mi ha preoccupato, è che proprio oggi si è rinnovato il mio pagamento mensile a Netflix: come facevano a saperlo?

Ovviamente, bastano 5 secondi per verificare che il mittente è un certo netflix@contact.com (ovviamente non è parte di Netflix, e non capisco perché non abbiano usato un indirizzo fasullo @netflix.com, tanto è facile contraffarlo), e che il link manda ad un oscuro http://ow.ly/K0223063JNf.
Per curiosità, la pagina di destinazione, è anch'essa molto ben fatta, e somiglia veramente molto alla pagina di login "reale" di Netflix:


Solo che, come si può vedere, è ospitata su un piratesco http://update.account-proccessing.tk/ anziché sul server legittimo.

In conclusione: occhi aperti, mai cliccare sui link ricevuti, e verificare sempre 3 volte gli indirizzi dei siti su cui si inseriscono i propri dati, immettendoli possibilmente a mano o dai propri bookmark.

lunedì 27 giugno 2016

Piccola Odissea digitale nei libri

I libri scolastici sono una delle cose più difficili da acquistare. A volte vengono segnalati dai docenti dei testi non ancora disponibili sul mercato. Quasi sempre le librerie non li hanno in giacenza, e devono ordinarli. Molti dei negozi on-line non trattano la categoria dei libri scolastici, e quando lo fanno i tempi di spedizione e di consegna non sono quasi mai garantiti.
La salvezza, spesso è andare alla fonte, al sito dell'editore, ed acquistare da lì. È ciò che ho provato a fare oggi con un testo si Simone Scuola Editore.
Nell'ordine, le disavventure sono state:

  1. Cliccando su "Acquista cartaceo" (l'equivalente di "Aggiungi al carrello", ma usare l'etichetta universalmente nota sembrava troppo banale), il sito non funziona, e visualizza il testo di un errore PHP (sì, il testo dell'errore all'interno dell'HTML della pagina -- si trattava di un errore di sintassi). Questo succedeva ieri sera, ed anche stamattina.
  2. Oggi cerco gli indirizzi di contatto dell'editore, e scrivo loro una mail spiegando l'accaduto, e dicendo che sono intenzionato ad acquistare il libro, ma non ci riesco. Ovviamente nessun utente del sito riesce ad acquistare nessun libro, visto l'errore presente.
  3. In giornata ricevo una mail di risposta. Anzi no, non un vero "reply" al mio messaggio. Ricevo una mail da un utente di gmail.com, con oggetto vuoto, che senza citare la mia richiesta né il nome dell'editore, mi rassicura dicendo che ci sono degli interventi in corso (in produzione, dove sennò?), e che ora posso procedere all'acquisto.
  4. Torno sul sito, e finalmente il bottone funziona. Forse. Un po'. Il bottone "Acquista cartaceo", infatti fa comparire sulla destra un riepilogo del carrello, con un ulteriore bottone per procedere all'acquisto. Da notare che non c'è alcun modo per andare al carrello, se non cliccando su "Acquista" (e quindi duplicando l'acquisto richiesto. Duplicando la riga, e non aumentando la quantità, tanto le primary key non le hanno ancora inventate).
  5. Volendo confermare l'acquisto, vengo portato ad un sito diverso (quello principale dell'editore), il quale mi richiede una serie di dati (nome, indirizzo, codice fiscale, ecc.). Ovviamente il mio sesto senso mi ha impedito di inserire i miei dati di carta di credito in un sito così farraginoso, per cui ho optato per il pagamento via PayPal. Cioè, avrei optato.
  6. Dico "avrei" perché, giunti alla conferma, ho notato che il costo totale era pari alle sole spese di spedizione. Come, il libro è gratis? No, il libro proprio non c'è. Il carrello era vuoto, inesistente, con zero elementi. Più le spese di spedizione (si sa, il vuoto è difficile da trasportare). Ferma tutto.
  7. Riprovo tutto il processo più volte (con il "carrello" del primo sito che si riempie di copie dello stesso libro, ed il "carrello" del secondo sito che rimane imperterritamente vuoto). Niente. Il contenuto del carrello non si trasferisce.
Quando è troppo è troppo. Domani faccio un salto nella libreria vicino a casa. Risparmierò anche le spese di spedizione (tanto il prezzo di copertina è uguale).
E quando mi parlano di digital divide, devo ricordarmi che si tratta di cultura, capacità imprenditoriale, comprensione dei problemi, corretta implementazione, ecc ecc, e quasi per nulla di capacità di banda.

venerdì 6 giugno 2014

45ennali famosi

Pensando agli eventi famosi dell’anno 1969 (45 anni fa) balza alla memoria soprattutto la conquista della Luna da parte dell’equipaggio dell’Apollo 11.

Però un altro evento, inizialmente molto più silenzioso, ma i cui effetti furono molto più dirompenti, avvenne nello stesso anno. Ce lo ricorda questo tweet della IEEE:

Si tratta dell’attivazione delle prime connessioni Internet (che all’epoca si chiamava ARPANET), di tipo sperimentale e compiute dai laboratori di ricerca, con finanziamenti del ministero della difesa statunitense.

Il primo messaggio fu inviato dall’università di Los Angeles (UCLA) all’università di Stanford. Molto interessante dal punto di vista tecnologico-storico il rapporto conclusivo sul progetto ARPANET, pubblicato nel 1981.

Complimenti e ammirazione ai veri pionieri che hanno reso possibile molta della tecnologia che oggi diamo per scontata.

giovedì 18 luglio 2013

Una preposizione a piacere

Sospetto che il 98% degli sviluppatori software segretamente sogni un mondo alternativo, nel quale esista una lingua universale come l’Esperanto, scritta e parlata dagli abitanti di tutte le nazioni.

Già, perché nel mondo attuale il problema della localizzazione (la traduzione di un software in diverse lingue) è uno dei meno appassionanti ma pieno di insidie e grane.

Anche gli sviluppatori di software di larga diffusione come Spotify non ne sono immuni, tanto che mi sono sempre lambiccato sul significato della frase “Tizio ascoltati su Canzone”.

spotify-IT

Per capire cosa significa, basta riavviare il programma in lingua inglese:

spotify-EN

Come abbiano potuto tradurre “listened to” in “ascoltati su” è ancora un mistero, almeno per me.

P.S. spero che Marco mi perdoni per la nano-violazione della sua privacy

lunedì 27 maggio 2013

Italian Scratch Festival

Lo scorso 18 maggio 2013 si è tenuto l’annuale Italian Scratch Festival, organizzato dalla Associazione Dschola ed ospitata nel bellissimo auditorium della scuola ITI Majorana di Grugliasco (TO).

Scratch

Sono molto contento di essere stato invitato a fare parte della giuria, per valutare i video-giochi realizzati in Scratch dagli studenti di prima e seconda superiore. Abbiamo dovuto valutare gli 11 lavori finalisti che erano stati pre-selezionati da un comitato (che comprendeva anche altri studenti).

I videogiochi erano tutti molto divertenti e giocabili. Molti avevano una buona progressione di gioco, e cercavano di ricostruire le dinamiche di intrattenimento che si vedono in prodotti molto più blasonati. Mi sono anche divertito a spulciare il “sorgente” dei programmi, trovando soluzioni tecniche anche interessanti.

Ed il tutto svolto da ragazzi che avevano una formazione solo iniziale di informatica, ma compensata da molto interesse e molta passione.

Questa è una foto di gruppo dei 5 vincitori (ma anche gli altri 6 erano quasi altrettanto in gamba), insieme agli organizzatori ed ai ‘giudici’.

ISF_gruppo_vincitori

Sono persone come queste, di cui abbiamo bisogno per il futuro. Ragazzi determinati ed appassionati, che sudano lunghe ore per realizzare il loro prodotto, che non si intimoriscono a parlare di fronte a 200 loro coetanei (non sempre del tutto rispettosi), che non cercano di nascondere le debolezze dei propri programmi ma le evidenziano come spunti di miglioramento, che attraversano l’Italia da Sud a Nord per sfidare i compagni sulla loro passione comune, che non cercano di ricalcare il triste cliché del bulletto ma cercano di essere sé stessi ed esserlo con orgoglio, anche se un po’ nerd.

Incoraggiamoli. Difendiamoli. Coltiviamoli. Costruiranno il nostro futuro.

venerdì 24 maggio 2013

Pura poesia

Lo so, noi tutti odiamo lo spam nella posta elettronica, perché è invadente, volgare, grezzo.

Però talvolta ricevi dei veri passaggi di poesia. Surrealista.

Non servono altre parole, godetevi questo capolavoro di composizione.

spam surrealista

venerdì 21 dicembre 2012

Blackout improvviso dalle lunghe conseguenze

Recentemente sono stato a Bologna, pernottando in un piccolo ed essenziale hotel.

Come spesso accade in Italia, nella struttura non vi era un servizio di Wi-Fi utilizzabile. Neppure a pagamento (altra brutta abitudine italiana): non vi era proprio.

Ed ovviamente sul sito dell’hotel la cosa non è detta chiaramente… si parla in modo ambivalente di connessione internet veloce in camera, ma non si capisce a cosa si riferisca.

Non è grave, ciascun albergatore si regola come crede. Ma essere presi in giro dà un po’ fastidio, visto questo cartello in bella vista sul bancone della reception.

causa improvviso blackout elettrico, la rete wi fi non è disponibile, ci scusiamo per il disagio

Il cartello recita che la rete wi fi non è disponibile a causa di un improvviso blackout elettrico.

Ma di cosa?

In tutto l’hotel la corrente c’è (ascensori, camere, luci, … funzionano a dovere). Ed un blackout, anche se improvviso, dura poco… e quando termina, tutto riprende a funzionare. Eh già, anche gli access point wi-fi riprendono a funzionare.

E non ditemi che è successo qualche guasto proprio pochi minuti fa, che non è stato ancora possibile riparare (ciò lascerebbe intendere l’«improvviso» nel testo): avete avuto tutto il tempo di preparare il cartello, che ha tutta l’aria di essere lì in permanenza…

Evidentemente, la relatività ristretta ci ha giocato uno scherzetto: la velocità della luce, per l’energia elettrica, viaggia molto più velocemente delle onde Wi-Fi…

mercoledì 19 dicembre 2012

Rete a singhiozzo sulle frecce

Uno dei servizi più sbandierati delle “frecce” di Trenitalia, ed in particolare del Frecciarossa, è la disponibilità di collegamento Internet gratuito a bordo.

Ovviamente riuscire ad accedere è già di per sé un piccolo calvario di (non)usabilità, ma alla fine il Wi-Fi si connette. Non è particolarmente veloce, ma per essere gratuito è accettabile.

Tranne ogni tanto: a quanto pare le gallerie, la velocità eccessiva, l’attraversamento di zone scarsamente popolate, e qualche altro fattore casuale, fanno sì che il collegamento sia abbastanza instabile ed intermittente.

E fin qui nulla di male: l’intera rete Internet è stata progettata su criteri di ridondanza, per cui una breve interruzione di connettività non è mai catastrofica (anche se i sedicenti sviluppatori web 2.0 se ne “dimenticano”, quando danno per scontato che una chiamata Ajax risponda sempre, e sempre velocemente).

Anche qui, però Trenitalia ci ha messo del suo.

Anziché permettere ad una perdita di connettività di comportarsi normalmente, invece, ti re-dirigono su una loro pagina di errore (che ovviamente non è particolarmente più esplicativa di ciò che ti avrebbe scritto il browser).

Tale pagina si rinfresca periodicamente, ed alla ripresa della connessione, si trasforma in quella sottostante. In un italiano un po’ zoppicante, ci informa che cliccando “qui” potremo riprendere la navigazione.

A parte il fatto che speravo che i link con scritto “qui” fossero scomparsi da almeno 10 anni (sono uno dei più diffusi errori di usabilità, sono proibiti dalle norme sull’accessibilità, e sono controproducenti per la search engine optimization), la cosa triste è che il link non porta alla pagina che si stava cercando di raggiungere quando è mancata la connettività. No, porta alla pagina iniziale del servizio, quella con tutte le promozioni ed auto incensazioni di quantèbbellalafrecciarossa.

Istruzioni per l’uso: mai cliccare su “qui”, una bella pressione sul “back” è molto meglio.

Gentile Cliente Le comunichiamo che il collegamento alla rete è stato ripristinato e può riprendere la navigazione cliccando qui.

lunedì 17 dicembre 2012

Spammer #FAIL

È noto a tutti che nel gergo Internet si indica con FAIL un’azione il cui risultato è l’opposto dello sperato, di solito del tutto controproducente per chi l’ha compiuta.

E gli spammer, nella loro perniciosa quanto penosa opera alla cattura di brandelli di dati personali da rivendere, ci cascano più spesso di quanto vorrebbero.

Fa sorridere quest’ultima, giunta oggi, che cerca di convincermi a cliccare su un link perché avrei esaurito la mia quota… che invece gmail mostra chiaramente in fondo alla pagina. Mi fanno quasi pena… quasi quasi clicco sul link per fornire la conferma che l’indirizzo a cui l’hanno mandato è realmente valido.

Comunque complimenti al traduttore automatico, questa volta il messaggio è «quasi» in italiano (ricevo talvolta mail più sgrammaticate di questa).

La tua quota posta web ha superato la quota (sic!)

mercoledì 14 novembre 2012

La ventiquattresima ora… mancante

L’illusione è che le operazioni svolte su Internet non debbano avere limitazioni di spazio e di tempo, e che si possa superare la barriera degli orari di apertura degli sportelli e degli uffici.

Tranne quando vuoi pagare la bolletta ENEL…

image

Ciascuno è libero di realizzare i propri sistemi informativi come crede, però:

  1. perché mandare off-line gli archivi per un ora, ogni giorno, per fantomatiche attività di aggiornamento? provate ad immaginare se gmail vi dicesse “dalle 17.21 alle 18.21 non puoi inviare né ricevere mail”?
  2. se proprio non sono capaci a fornire un servizio 24x7, quantomeno facciano l’aggiornamento dalle 2 alle 3 di notte… oppure lo faranno a mano?
  3. e perché mai deve durare esattamente un’ora? il tempo non dipenderà dal carico di lavoro? e quel “.15” da dove salterà fuori? perché non stabilire un orario più “tondo”?

Da notare che il messaggio è anche ottimistico (= bugiardo). Infatti, non solo non puoi fare pagamenti, ma non puoi neppure consultare i dati delle bollette, neanche quelli storici. In pratica non puoi fare nulla.

Una raccomandazione agli informatici presenti e futuri. Non cadiamo in queste trappole, non cediamo a questi compromessi. Le cose si possono fare per bene! Altrimenti dimostriamo che, di Internet, non abbiamo ancora capito molto.

Wi-Fi free, anzi no, anzi sì

Ormai dovrebbe essere scontato, visto che sono stati eliminati anche gli ostacoli legislativi. Le reti Wi-Fi libere (e gratuite) dovrebbero essere ovunque, certamente negli hotel.

Ed infatti il Wi-Fi gratuito era pubblicizzato ovunque, anche in ascensore, con grandi pannelli 70x100cm.

Wifree - wi-fi gratis in tutte le nostre camere

Può essere discutibile la denominazione “Wi free”, ma si sa, per ogni cosa occorre creare un nuovo marchio, per avere l’illusione di appropriarsene. Ma il messaggio è chiaro.

Ed infatti, appena in camera, una bella rete Wi-Fi (nella fattispece, swisscom, ma non fa differenza) fa bella mostra di sé. La sorpresa arriva subito dopo la connessione: l’odiatissima quanto onnipresente pagina di login, che ti permette di scegliere tra diverse convenientissime (!!) offerte.

tariffe wifi assurde 1

tariffe wifi assurde 2

Si passa da un favoloso 6 euro/ora, fino ad un allettante 10 euro/24 ore. La differenza tra Economy e Business sembra essere la quantità di banda disponibile in ingresso e in uscita (banda garantita? non credo, forse banda massima). Ma veramente qualcuno sarebbe disposto a farsi truffare pagando queste tariffe completamente fuori mercato? Con 18 euro ti compri quasi una SIM 3G, compreso il traffico Internet per un mese…

Ma la vera domanda è: come si conciliano le due informazioni totalmente contrastanti? All’italiana, ovviamente. Vai alla reception, chiedi spiegazioni, e ti danno un fogliettino di carta con stampati i codici di accesso per le prossime 24 ore. Probabilmente nella fascia Economy, visto che la banda era talmente limitata da non riuscire neppure a vedere un video di youtube.

Altro che attenzione per il cliente… Non impareremo mai…

martedì 24 luglio 2012

Onlain (on-line all’italiana)

Sarà uno dei tanti equivoci dovuti alla traduzione. Si sa, noi italiani amiamo utilizzare termini stranieri, soprattutto inglesi, per poterli storpiare ed interpretare con significati diversi dall’originale.

Ma partiamo dall’inizio.

Ho un conto corrente in una banca on-line. Nulla di strano, semplicemente è molto comodo per tutti coloro che hanno difficoltà nel doversi recare il filiale in orario diurno (e magari con file anche notevoli). Vai on-line, ed anche alle 10 di sera riesci a sbrigare tutte le tue pratiche.

Quasi tutte, cioè.

Infatti, pochi giorni fa ho richiesto un nuovo libretto di assegni: la richiesta avviene sul sito, poi per posta arriva il libretto, che dovrai poi attivare e confermare nuovamente sul sito. Procedura standard e collaudata.

Salvo che qualche “innovatore” nella banca ha deciso che il libretto di assegni, anziché essere inviato via posta ordinaria (come avveniva in passato, tanto se non li attivi quegli assegni sono carta straccia), viene ora inviato per posta raccomandata. Domandina per il nostro innovatore: l’utente tipo di una banca on-line, secondo voi, è a casa nelle ore di consegna delle raccomandate? Risultato, mezz’ora di tempo rubata per fare la fila alle Poste e ritirare la raccomandata (sono stato fortunatissimo, c’era pochissima coda).

Probabilmente gli innovatori “nostrani” non hanno ancora chiara la differenza tra “on-line” (accessibile tramite computer ed Internet) ed “on line” (in fila, in coda).

venerdì 11 maggio 2012

Ostaggio di Flash

No, non è Flash Gordon che è improvvisamente passato dalla parte dei cattivi e si è messo a rapire esseri innocenti ed indifesi. Sto parlando di Adobe Flash, la più seccante buona idea nel web.

Dopo avere fornito agli sviluppatori di siti gli strumenti per fare le “brochure animate” più terribili, dopo avere abilitato l’intera industria dei video su Internet, dopo avere permesso la creazione del concetto di “browser game”, la tecnologia Flash continua ad essere una delle più dibattute ma tuttora indispensabile.

Ovviamente, spesso non si rende simpatica, soprattutto recentemente, quando la frequenza degli aggiornamenti richiesti si è fatta sempre più incalzante.

Probabilmente l’installer di Flash ha raccolto questi miei sentimenti nei suoi confronti, ed in effetti si è offeso segnalandomi un errore (che però non esiste), facendomi il muso (vedi il “not responding”) e non permettendomi neppure di lasciar perdere o riprovare (vedi il Quit disabilitato). Qualcuno mi liberi!

no error information Flash

lunedì 6 febbraio 2012

Fobia da versioni

Nella guerra dei browser, le nuove versioni si succedono ormai ad un ritmo incontrollabile. Veloce indovinello (senza aprire il PC): qual’è l’ultima versione di Firefox? 9? 10? 10.1? E quale versione di Chrome si è autoinstallata a vostra insaputa questa notte? Poi passiamo alle domande difficili, del tipo “quali sono le differenze tra Chrome 15 e 16”?

Succede, poi, che questo eccesso di zelo anche i siti e le applicazioni web, che devono verificare la compatibilità di librerie, script, css con i vari browers, a volte rimangano indietro – o quantomeno confusi. E succede anche ai grandi, vedi il benvenuto che mi ha dato Google Documents stamattina.

image

Ovviamente stavo usando Firefox 10, che è difficile non definire “moderno”…

O si tratta di un piano segreto di Google per rendere i propri siti inaccessibili da qualsiasi altro browser (spero non ci arriveremo mai, altrimenti sarebbe la fine del Web), o qualche controllo di versione un po’ troppo pignolo.

Ed ora la domanda più facile di tutte: secondo voi dove porta il link “upgrade to a modern browser?”