giovedì 12 maggio 2011

Quantilità o qualintità? (parte 3)

Eccoci alla parte finale del ragionamento, che prosegue dall’ultima puntata.
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Principali spostamenti: a parità di quantità, qualità o costo
Partendo dal grafico precedente, che cosa fanno i nostri manager illuminati? Se siamo fortunati cercano di muoversi a costo zero (=C), o meglio ancora verso la riduzione dei costi (un po’ in discesa), cercando contemporaneamente di aumentare il più possibile la quantità.
Il tutto erodendo, poco a poco, poco a poco, poco a poco il livello di qualità del servizio.
Infatti si osserva in giro la tendenza a ridurre i costi: per spostarsi da una curva di livello ad un altra, è più breve il “passo” in verticale verso il basso (lieve calo di qualità a parità di quantità) piuttosto che un passo in orizzontale verso sinistra (significativo calo di quantità a parità di qualità). E questo giustifica le tendenze attuali: la qualità del servizio viene via via ridotta (poco per volta, in modo non traumatico), i costi vengono via via ridotti o al più mantenuti, la quantità rimane costante o più spesso tende ad aumentare.
Decisione razionale e ponderata, è il meglio che possiamo fare per fare crescere la nostra attività, vero?
Purtroppo manca una variabile in questa analisi: l’utente, il cliente, il destinatario…! Al quale non interessa affatto la quantità (in fondo, lui è uno solo…), ma solamente la qualità (che una volta chiamavano anche “soddisfazione del cliente”, locuzione attualmente svuotata di significato dalle pratiche commerciali ).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti:
  • lezioni scolastiche o universitarie contabilizzate ad ore, senza mai verificarne la qualità;
  • valanghe di pubblicazioni scientifiche su riviste di scarso valore;
  • aumento della densità di persone sui mezzi pubblici riducendone via via il comfort e la sicurezza;
  • esplosione spropositata di telefonate commerciali per vendere servizi che non interessano a nessuno perché economicamente poco interessanti;
  • l’aumento dei megapixel nelle macchine fotografiche che continuano ad avere ottiche e sensori da quattro soldi;
  • numero di volte che si controlla la mail, facebook, gli RSS, senza trovare nulla di veramente interessante;
  • … chissà quanti altri esempi ciascuno di noi riesce a riscontrare nella propria esperienza ed a ricondurre a questo semplice principio:
[Nota tecnica: si ringrazia l’ottimo Wolfram Alpha per i grafici.]

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