Ogni Odissea si conclude con la sua Itaca.
Questa mattina (approfittando di un ‘lieve’ ritardo di ‘soli’ 120 minuti del treno che avrei voluto prendere), sono passato in biglietteria per vedere se l’autorizzazione al mio rimborso era arrivata.
Ovviamente la pratica non deve essere delle più frequenti, poiché ha richiesto all’impiegato (oculatamente scelto, perché sapevo che era uno dei più disponibili e mediamente svegli di quell’ufficio) una certa dose di scartabellamento in una cartellina piena di fax e fotocopie, oltre che il doversi consultare con un collega sulla sorte che avrebbe dovuto fare la mia tesserina originale ormai scaduta (che io assolutamente ho rivoluto indietro, poiché è necessaria in fase di dichiarazione dei redditi).
Per farla breve, l’autorizzazione finalmente era giunta, la data odierna ricade negli intervalli ayurvedici nei quali le Ferrovie possono risarcire gli abbonati, per cui mi sono allontanato dallo sportello con in tasca una trentina di euro in più.
A questo punto ero molto più felice di affrontare i 120 minuti di ritardo, sapendo che l’anno prossimo questo vorrà dire che potrò ritirare qualche centesimo in più per compensarmi del tempo perduto.
Peccato che non esista il servizio inverso, ossia: io ti dò 30 euro all’inizio dell’anno, e tu non farai mai più ritardo!
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