venerdì 22 aprile 2011

RFI Chivasso: percorsi intelligenti (2)

Nel mio post precedente avevo analizzato la tortuosità e l’illogicità dei percorsi pedonali di accesso ai binari della stazione ferroviaria di Chivasso. Era emerso come non vi fosse alcuna progettazione che tenesse conto delle reali esigenze degli utenti, ma piuttosto fosse improntata a risolvere in modo estemporaneo e non sistemico una serie di veri o presunti problemi di sicurezza, nel più totale disprezzo per il servizio offerto.

Ora, come promesso, vorrei analizzare l’ultima “chicca” dei nostri progettisti di RFI. Il Binario 6.

Il Binario 6 è storicamente sempre stato il più sfortunato degli altri: il marciapiede è più corto, non è raggiunto dal sottopassaggio (infatti per raggiungerlo occorre attraversare i binari), è privo di pensilina, viene instradato solo sulla direttrice Ivrea-Aosta, …

Voglio concentrarmi sull’accesso al binario: come si vede dalla foto aerea annotata (cliccare per ingrandire), da anni (o decenni?) per raggiungere il binario 6 era possibile prendere il sottopassaggio S, salire in superficie sul binario 5, infine attraversare i binari nel punto di passaggio P. E proprio nel punto P, quando vi erano treni in arrivo, partenza o transito, vi era sempre un ferroviere che controllava che nessuno attraversasse in momenti pericolosi. Semplice, rapido, sicuro.

Accesso al Binario 6 (situazione precedente)

Ma recentemente arriva il momento di gloria anche per il Binario 6. A seguito della variazione di orario in vigore dal 6 marzo 2011, causata dal divieto di accesso ai locomotori a trazione diesel nel passante ferroviario di Torino, occorre “cambiare treno” ad Ivrea oppure a Chivasso, in modo che da/verso Torino prosegua un treno dotato di motrice elettrica, mentre da/verso Aosta continuano a viaggiare le motrici diesel.

In questo modo si raddoppiano le necessità di stazionamento di treni a Chivasso, ed il nostro binario 6 ha un marciapiede troppo “corto” rispetto ai treni che dovrà ospitare nel nuovo assetto. Partono e si concludono i lavori per l’allungamento del marciapiede.

La nuova figura rappresenta la situazione odierna: il marciapiede binario 6 è stato notevolmente allungato sul lato Ovest (verso Torino). Fin qui tutto bene. Ma l’allungamento non è ancora sufficiente: alcuni treni in fermata sul binario 5 occupano l’intera lunghezza del marciapiede, e si prolungano oltre la posizione del sottopassaggio, in direzione Est. Pertanto il precedente passaggio pedonale P non è più agibile (in generale): talvolta è occupato da un treno il sosta.

Accesso al Binario 6 (situazione odierna)

Finalmente arriva l’idea geniale! Spostiamo l’attraversamento P in un nuovo punto, P’, all’estremità Ovest del marciapiede. Ed ovviamente il ferroviere di controllo assisterà i passeggeri nell’attraversamento al punto P’.

Risultato: per prendere un treno in partenza sul binario 6 ora occorre: (1) percorrere il sottopasso S fino al binario 5 e risalire in superficie, (2) percorrere tutto il marciapiede del binario 5 fino al punto P’ di attraversamento (circa 180 metri), (3) attraversare nel punto P’, (4) ripercorrere a ritroso il marciapiede del binario 6 fino alla posizione in cui si trova il treno (altri 180 metri, in funzione di dove si arresti il treno). Complicato, lento, pericoloso.

Sì, pericoloso, ripeto pericoloso, perché molti utenti, per la fretta, il ritardo o la semplice stanchezza, non hanno voglia di sobbarcarsi 360 metri di amena passeggiata solamente per attraversare il binario… ed allora attraversano ancora nel vecchio punto P, nonostante ora sia vietato e, soprattutto, non vi sia nessun ferroviere di guardia.

Solo pochi giorni fa ho visto un treno proveniente da Aosta ed in arrivo al binario 5 dover frenare improvvisamente (o quantomeno provare a farlo, vista l’inerzia che lo contraddistingue) visto che alcuni passeggeri stavano attraversando il binario nel punto vietato-ma-comodo P.

Esiste soluzione? certamente esiste, tutti la conoscono: prolungare il sottopassaggio di altri 10 metri, facendolo arrivare fino al binario 6. Ma nessuno vuole pagare i lavori.

Forse si aspetta che qualcuno muoia nell’attraversamento, e si possa utilizzare il clamore mediatico per avere ulteriori fondi a favore di RFI per sistemare una stazione di sua proprietà con fondi pubblici. Infatti il prolungamento del sottopassaggio rientra in una serie di lavori che RFI stima in circa 10 milioni di euro, mentre la Regione Piemonte attualmente ne mette a disposizione solo 5,5 milioni.

Il nuovo Binario 6 visto dal sovrappassaggio

martedì 12 aprile 2011

Pubblicità anti-familiari

C’è lo spot della bella coppia di ragazzi (sulla trentina abbondante, moderni e prestanti), in cui lei vuole le scarpe rosse della commessa e non è affatto interessata agli articoli per l’infanzia venduti nel negozio. C’è il nuovo spot in cui la stessa coppia, nell’atto di scegliere un alloggio in cui andare presumibilmente a convivere, ha la geniale idea di trasformare quella che poteva essere la cameretta dei bambini in una gigante cabina armadio. Pubblicizzano un’auto della Renault, ma non è importante quale. La battuta finale è “Tutto il resto può aspettare”.

Capisco che i creativi pubblicitari non sappiano più che cosa inventarsi quali pseudo-valori possano ancora associare alla vendita di un’auto. Ed odo già i cori di “è solo uno spot, non scaldarti troppo”, “ciascuno è libero di fare le proprie scelte di vita”, oppure “dai, in fondo è divertente”.

Sì, in fondo è divertente. Ma ancora più in fondo, ricordiamoci che i pubblicitari sono quelli che studiano e conoscono meglio le deviazioni della società. L’idea di formare una coppia stabile, e in essa crescere dei bambini, sembra essere diventato un anatema, e chi lo fa e ci crede si sente sempre più alieno.

Una delle cose che vorrei importare dalle culture nordiche, invece, è proprio il costume di fare 1-2 figli da giovani (le coppie straniere giovanissime con bambini piccoli che vengono da noi in vacanza sono numerosissime e leggendarie). Così potrai allevare i figli in un periodo della vita in cui hai il massimo dell’energia, li crescerai con una mentalità aperta e moderna, il gap generazionale sarà ridotto, e quando i figli saranno grandi ed indipendenti avrai ancora un’età accettabile e potrai godere dell’indipendenza ancora in salute.

Tanto per cambiare, qui da noi in Italia si fa esattamente il contrario, punto per punto. E ce ne vantiamo! Autolesionisticamente.

lunedì 11 aprile 2011

Ambulofobia meneghina

Questa mattina ero a Milano per una breve riunione, in una zona abbastanza fuori mano della città (sud-est, a circa 2km dalla stazione di Rogoredo FS, dove si respira già aria di Linate).

Al mattino, per risparmiare tempo, ho preso un Taxi dalla Stazione Centrale. Al ritorno, per risparmiare soldi (braccino corto…), ho deciso di tornare in Metro (a Rogoredo passa la M3, si arriva in Centrale con una decina di fermate senza neppure cambiare… un percorso di tutta comodità).

Gentilmente, le persone che erano con me si sono offerte di darmi uno strappo fino alla stazione di Rogoredo. Fin qui nulla di strano. Finché non abbiamo scoperto che, dal punto in cui eravamo, ed a meno di fare lunghissime circumnavigazioni di nuove zone residenziali (dormitori), la strada più breve per arrivare alla stazione era sbarrata. Alle auto.

Poco male, ci saranno stati 200 metri da fare a piedi, in un passaggio pedonale che certamente non era bellissimo (si passava a fianco di una strada-maceria post-industriale, e poi in un budello delimitato da recinzioni di cantiere), ma alle ore 11 di mattino, in pieno sole, per un percorso di 3-4 minuti, mi è parso assolutamente fattibile, anzi preferibile rispetto al lungo giro in auto (che tra l’altro avrebbe fatto perdere tempo ai miei accompagnatori).

Non credo di sapervi descrivere l’incredulità (annessa a tentativi di dissuasione) nel cercare di convincermi a non percorrere il tratto a piedi, ed invece fare percorsi alternativi. Dopo aver ringraziato e salutato, mi sono ovviamente apprestato alla breve passeggiata.

In questo episodio specifico sicuramente i miei accompagnatori sono stati oltremodo cortesi, e li ringrazio per il pensiero, ma l’episodio in sé mi ha fatto riflettere.

La società in cui viviamo ci trasmette così tanto senso di insicurezza, da percepire come pericolose situazioni ed azioni assolutamente normali? Oppure l’abitudine a spostarsi in auto rende di per sé atipico un breve percorso a piedi, tanto da cercare di sottrarvisi, irrazionalmente?

Ed in ogni caso vi assicuro di avere camminato di più, un volta arrivato in Stazione Centrale, per riuscire a trovare una obliteratrice funzionante…

lunedì 4 aprile 2011

Ricettina per il rientro della spesa

Ho una ricetta facile facile per ridurre la spesa di più enti pubblici contemporaneamente. E direi che funziona, visto che ne ho fatto le spese in prima persona…

Per funzionare al meglio, la ricetta richiede una fase preparatoria:

  • per una certa serie di anni consecutivi, abituare tutti i possessori di automobili a ricevere annualmente, con circa un mese di anticipo rispetto alla scadenza del bollo auto, una lettera nella quale si ricorda la scadenza stessa, contenente anche il bollettino premarcato pronto per il pagamento. In questo modo tutti gli automobilisti creeranno una facile associazione mentale: quando arriva la lettera, allora devo rinnovare il pagamento del bollo auto.

La fase preparatoria ha un forte impatto anche perché contestualmente è scomparso l’obbligo di esporre il bollo sul cruscotto, per cui non vi è null’altro di “tangibile” a ricordarci la scadenza.

Ed ecco la semplice ricetta, in tutta la sua genialità:

  • senza preavviso alcuno, smettere di inviare le lettere di avviso della scadenza.

Attenzione ai due ingredienti importanti: il “senza preavviso” e lo “smettere di inviare”.

Ecco i risparmi che si ottengono (valutati come minori uscite o maggiori entrate):

  1. L’ente riscossore non deve sostenere il costo di stampare ed inviare tutte le lettere di sollecito
  2. Le poste italiane hanno meno lavoro da svolgere (e pertanto è giustificata la riduzione del personale e la riduzione della frequenza di consegna)
  3. Molti utenti si ricorderanno in ritardo della scadenza, per cui dovranno pagare la mora
  4. Alcuni utenti non se ne ricorderanno affatto, andando quindi a foraggiare le società di recupero crediti.

Geniale, vero? Con una semplice omissione di un atto non dovuto si accontentano le casse di diversi enti pubblici e privati.

domenica 3 aprile 2011

Un form difficile da compilare

La qualità dei siti web è fortunatamente sempre in aumento. Sempre più veloci, con più funzionalità e con meno errori.

Anzi, quasi sempre.

Ecco il form che ho dovuto compilare qualche giorno fa per specificare le mie “aree di interesse”. Tali dati erano necessari per classificare gli autori di un articolo pubblicato. Sembra proprio che gli editori della rivista non abbiano molto a cuore la classificazione dei propri autori, visto che non si sono neppure curati di rimuovere i dati “dummy” delle categorie di prova. A proposito, trattasi di uno dei maggiori editori internazionali in campo tecnologico.

dummy categories