Vorrei parlare di un luogo per me di transito quotidiano: la stazione ferroviaria di Chivasso. E vorrei condividere alcune domande la cui risposta, nella mia dichiarata ingenuità, francamente mi sfugge. In particolare vorrei concentrarmi sul layout dei percorsi pedonali.
In parole povere: la strada più breve per arrivare ai binari. Ciò che vi racconto è facilmente misurabile e verificabile sulla mappa di google da cui ho ricavato queste immagini.
La stazione (p.zza Garibaldi) è dotata di un vicinissimo parcheggio (via Ceresa, evidenziato in rosso), accessibile a modico prezzo (€7,00 al mese per gli abbonati) e comodo per raggiungere i binari (evidenziati in verde):
La domanda è semplice: un amministratore pubblico o un gestore dell’infrastruttura, se vuole agevolare gli utenti della ferrovia, come provvederà a collegare il parcheggio ai binari? Si vedano tre percorsi possibili:
Il percorso verde (nel rispetto dei fabbricati esistenti) è il più ovvio ed il più breve. Si entra nell’area di stazione, si attraversa un cortile, si imbuca il sottopassaggio dal lato Nord (binario 5), e risale al binario voluto. E ciò era realmente possibile, diversi anni fa.
Poi ‘qualcuno’ si deve essere accorto della semplicità e banalità della soluzione, ed ha deciso di sbarrare l’accesso al cortile da via Ceresa. Sicuramente ci saranno state motivazioni di sicurezza, di controllo degli accessi, ecc ecc, e da un giorno all’altro quello che era un cancello spalancato si è trasformato in un cancello chiuso con apertura telecomandata. Pedoni: stop.
Ai pedoni non rimane che il percorso giallo: prosegui su via Caluso, sali le scale del sovrappassaggio, lo percorri, ne scendi le scale, costeggi il fabbricato di stazione, entri in stazione, imbuchi il sottopassaggio, ti rechi al binario, e finalmente risali. Ad occhio e croce il doppio della lunghezza, il doppio del tempo e il triplo delle scale (perché quelle del sovrappassaggio sono decisamente alte).
Tutto ciò in piena [dis]applicazione di un banale principio: un servizio verrà utilizzato in misura proporzionale alla sua utilità e comodità d’uso. Davvero non vi erano soluzioni per mettere in sicurezza il percorso verde?
Ma c’è di più: diverse persone, a sprezzo del pericolo e della propria incolumità personale, sceglievano di percorrere la “variante” rossa al percorso giallo. Alla base del sovrappassaggio sceglievano di scavalcare la bassa staccionata (tra l’altro non troppo ben raccordata) ed evitare il faticoso sali+ridiscenti, risparmiando minuti preziosi. E ciò conferma quanto il percorso giallo sia innaturale e sgradito agli utenti, tanto che molti preferiscono la scomoda (e rischiosa) operazione si scavalco piuttosto che il percorso ufficiale.
Ma sicuramente l’occhio attento del ‘qualcuno’ di cui sopra se ne sarà reso conto. Ed anziché riconoscere il legittimo interesse degli utenti a fruire agevolmente della struttura, e magari facilitare (allargandolo, ufficializzandolo, proteggendolo) il percorso rosso, decide invece di sbarrare anche questo. Ecco infatti come appare il “punto di scavalco” da qualche giorno:
In un modo francamente maldestro ed antiestetico, è stata apposta una nuova grata in ferro per dissuadere ed impedire l’operazione di scavalco anche ai più temerari scalatori urbani.
Solo noi italiani possiamo realmente anteporre ipotetici problemi di sicurezza rispetto alla fruibilità dei servizi pubblici. Quali sono le alternative? Basta guardare ad alcuni esempi fotografici svizzeri (dalla figura 1.15 in avanti) oppure altri esempi tedeschi.
Ma la pensata più geniale deve ancora arrivare: il nuovo binario 6… alla prossima puntata.