Oggi mi sento di lanciare una battaglia (semiseria) contro il gesso passivo. È certamente un problema di nicchia, ma sarà certamente sentito dai molti insegnanti digital-first della nostra penisola (se non oltre).
Da parecchi anni, in aula, non uso più le classiche lavagne (ardesia e gesso), a favore della soluzione digitale (PC e videoproiettore). Questo soprattutto per ragioni didattiche, tra le quali le due più importanti mi paiono: la possibilità di mostrare ed utilizzare i reali strumenti software con cui gli studenti dovranno lavorare (e non solo le "slide"), e la possibilità di registrare audio+video della lezione (screencast) ed immediatamente pubblicarlo su Internet.
Purtroppo le aule di lezione sono strutture condivise, per cui succede di capitare in un'aula che era stata precedentemente utilizzata da un utilizzatore-di-gessetti (specie risalente al passato, ma non ancora sulla strada dell'estinzione). L'utilizzatore di gessi si riconosce facilmente, in quanto oltre ad uscire dall'aula ricoperto di polverina bianca (e può essere solo gesso, perché per noi statali l'altra polverina bianca è fuori budget), abbandona le suppellettili dell'aula (lavagna, cattedra, sedie, ...) graziosamente ricoperte dal sottile velo.
La conseguenza è che anche i docenti "digitali" si imbrattano maglie, pantaloni, mani, giacche di gesso, per il semplice fatto di fruire in modo "passivo" del gesso altrui. Peggio ancora, la polvere di gesso ha la simpatica abitudine di intrufolarsi nelle fessure di areazione dei PC, nelle intercapedini tra i tasti, nella cornice del monitor, rischiando di condurre a veri e propri danni.
Quindi il mio appello è semplice: così come ci sono locali appositi per i fumatori, separati dai non fumatori, per proteggerli dal fumo passivo, dovrebbe sorgere un movimento di opinione per creare delle aule senza gessi, per proteggerci dall'esposizione al gesso passivo.
O forse basterebbe che chi la usa, a fine lezione, lasciasse l'aula come l'ha trovata?
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