…ossia Globalizzazione al contrario.
Solitamente pensando alla globalizzazione si pensa a prodotti prodotti dalla parte opposta del pianeta, con manodopera sottopagata, e che arrivano sui nostri mercati a fare concorrenza ai prodotti locali per via del prezzo competitivo.
Ma esiste anche il contrario, come ho tristemente scoperto. Trattasi di prodotti provenienti sì dall’altro lato del pianeta, ma offerti a prezzi esorbitanti (e secondo il dogma consumistico, totalmente inutili).
In un normale supermercato ho trovato delle confezioni di sale grosso provenienti da diverse parti del mondo, ad esempio dall’Himalaya.
A parte il fatto che il sale è semplice cloruro di sodio (NaCl, magari addizionato di iodio, come è richiesto dalle nostre parti) e non vedo la necessità di farlo viaggiare per 20.000 km. A parte il fatto che “sapore autentico” (sull’etichetta) non vuol dire nulla (perché, l’Himalaya ha un sapore?).
Ma ciò che più sconvolge è l’etichetta con il prezzo:
Non fermiamoci a guardare il prezzo totale di oltre 5 euro, ma aguzziamo la vista per leggere il prezzo al kilogrammo: questo sale (in confezione da 69 grammi… per la precisione!) costa 76,67 euro al kg. Settantasei euro al chilo.
Ma siamo pazzi? (la risposta viene da sé…)
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