sabato 4 giugno 2011

Dove affondano certe radici

Di tanto in tanto, affiorano alla mente certi ricordi di infanzia, sui quali riflettere alla luce dei decenni di vita che sono seguiti.

Affondare, affiorare … sono verbi che hanno a che fare con l’acqua. E non deve essere un caso.

Siamo a circa 40 anni fa, nell’asilo del mio paesino natale. Periodo di cui ho pochissimi ricordi, e l’unico che abbia una certa forza è quello che vi racconto ora.

Quel giorno all’asilo hanno raccontato la fiaba del macinino magico, che spiegava come un macinino fosse caduto in fondo al mare e, poiché gli era stato ordinato di macinare sale, lo ha fatto per gli anni a venire, e lo fa ancora adesso. Per questo motivo il mare è salato!

Già a quei tempi dovevo avere qualche inclinazione scientifica (o quantomeno qualche repulsione per le spiegazioni magiche o irrazionali), perché ricordo che chiesi alla suora che stava leggendo «ma come fa il sale a non finire mai?». Non ricordo la risposta che mi diede, ricordo solo che lo fece in tono scocciato (in fondo avevo rovinato la magia del finale della favola…), e che in quella giornata mi appioppò (senz’altre spiegazioni) la peggior punizione prevista: fare il pisolino pomeridiano, sotto sorveglianza da parte di una bambina più grande (si chiamava Laura).

A rileggere, oggi, quella favola, in realtà si capisce che la morale è sulle linee del “chi troppo vuole nulla stringe”, ed è anche una bella favola. Ma certamente da bambino non avevo colto quella sfumatura. Era solo rimasta impressa l’assurdità di un racconto, e l’indisponibilità a fornire la spiegazione reale di un fenomeno semplice ed evidente.

Da quel giorno non ho ancora smesso di polemizzare con varie tipologie di cialtroni che costruiscono il proprio successo approfittano dell’ingenuità o della credulità altrui. E di spingere coloro che incontro ad applicare ed affinare il dono della ragione.

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